Boom reati: allarme in Russia per i “detenuti di ritorno” che hanno combattuto in Ucraina

Boom reati: allarme in Russia per i "detenuti di ritorno" che hanno combattuto in Ucraina

La Russia deve fare i conti con un problema sociale strettamente connesso alla guerra in Ucraina: il ritorno in patria dei numerosi ex criminali rilasciati nel corso dell’ultimo anno dalle prigioni di tutto il Paese e arruolati sul fronte ucraino per combattere contro Kiev. Gli stessi che adesso, terminato il loro contratto militare, sono di nuovo liberi. E che stanno iniziando a creare non pochi grattacapi alle autorità locali. Tra brutali omicidi e altre nefandezze, pare che un elevato numero di comunità russe siano state brutalizzate da decine di crimini perpetrati da questi “detenuti di ritorno“.

Criminali in guerra

La politica adottata dalla Russia è stata sintetizzata dalle parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: gli uomini liberati dalle carceri per combattere in Ucraina stavano espiando i loro crimini sul campo di battaglia “con il loro sangue“. Dunque, i detenuti che fossero riusciti a prestare servizio militare in Ucraina e tornare a casa sani e salvi, avrebbero potuto godere di un’inattesa libertà. Impossibile, tuttavia, sapere a quanto ammonta il numero dei carcerati reclutati sul fronte, anche se i dati del servizio carcerario mostrerebbero una riduzione di circa 35mila unità nella popolazione carceraria russa nel periodo compreso tra il maggio 2022 e il gennaio 2023.

Detto altrimenti: poiché l’offensiva russa in Ucraina si era bloccata, e dato che l’esercito necessitava di più uomini, Mosca ha pensato bene di offrire ai detenuti la libertà in cambio del loro servizio militare. Una pratica, questa, che ha consentito a Vladimir Putin di espandere i ranghi del proprio esercito senza ordinare una più vasta (e impopolare) mobilitazione tra i riservisti. È così che migliaia di criminali incalliti sono finiti, armi alla mano, a fungere da carne da cannone sul territorio ucraino.

Molti di loro sono morti. Altri sono traumatizzati dalle loro esperienze e ricordano di quando venivano comunemente usati in assalti quasi suicidi. Altri ancora sono incoraggiati da una narrazione del Cremlino che li ritrae come eroi che meritano rispetto. Tutti sono accomunati da una caratteristica: erano stati condannati a scontare lunghe pene detentive per crimini violenti.

La Russia alle prese con i “detenuti di ritorno”

Il Wall Street Journal ha dedicato un lungo articolo agli effetti indesiderati causati dai cosiddetti “detenuti di ritorno”. Già, perché questi criminali, ora che hanno espiato le loro pene in Ucraina, sono tornati liberi. L’esempio più eclatante di cosa significhi tutto questo coincide con Sergei Khadzhikurbanov, condannato a 20 anni di galera nel 2014 dopo essere stato considerato complice dell’omicidio della giornalista investigativa Anna Politkovskaya. L’uomo è stato graziato dopo un “tour” di sei mesi in Ucraina lo scorso inverno con l’esercito russo.

Ci sono però casi ben peggiori. A settembre, un tribunale di Rostov, vicino al confine con l’Ucraina, aveva condannato il 34enne Sergei Rudenko ad oltre 11 anni di carcere per aver strangolato una donna a morte dopo una discussione. Ebbene, è stato liberato dopo aver combattuto per la Wagner in Ucraina. Tra gli uomini tornati liberi in Russia troviamo, tra gli altri, un uomo che aveva organizzato una sparatoria in un caffè, uccidendo una persona e ferendone gravemente un’altra, un altro accusato di aver violentato due ragazze e un altro ancora, condannato per omicidio tre volte, che aveva bruciato viva la sorella.

Un nuovo problema sociale

Non mi sento al sicuro. Migliaia di criminali stanno camminando per le nostre strade“, ha dichiarato al Wsj Anna Pekaryova, la cui nonna, Yulia Buyskikh, è stata uccisa a marzo da un condannato russo, Ivan Rossomakhin. Quest’ultimo vagava per le strade del suo villaggio a 600 miglia a est di Mosca, facendo oscillare un’ascia e maneggiando un forcone. Era tornato libero dopo aver combattuto per la Wagner in Ucraina.

Olga Romanova, a capo dell’ong Russia Behind Bars, ha affermato che i tribunali russi stanno rimuovendo dai database i precedenti penali di molti uomini amnistiati per combattere in Ucraina. Ha spiegato che se commettono più crimini non vengono più processati come recidivi, e questo vuol dire che non possono essere puniti nella misura massima consentita dalla legge. Alcuni riceverebbero inoltre un trattamento più indulgente dai giudici perché hanno prestato servizio in Ucraina.

Una volta che le reclute condannate tornano in Russia sono insomma libere di vivere la propria vita come uomini perdonati. La maggior di loro parte fatica a trovare lavoro e molti cercano modi per tornare di nuovo a combattere in Ucraina iscrivendosi alle unità del Ministero della Difesa. Altri ancora, come detto, commettono crimini violentissimi e tornano alle vecchie abitudini.

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