Amara a giudizio per calunnia. Il giudice chiede nuove indagini

Complotto Eni, a giudizio Amara e altri 11

Piero Amara (nel tondo), il «falso pentito» del caso Eni, probabilmente è un bugiardo e un calunniatore: ma su almeno una parte delle cose che racconta si sarebbe dovuto indagare, per capire se erano davvero invenzioni, o se i personaggi – tra cui magistrati eccellenti – tirati in ballo dall’avvocato siciliano avessero davvero qualche scheletro nell’armadio. Quelle indagini non vennero fatte. Ma ora il giudice milanese Guido Salvini riapre il caso, e chiede che si torni a scavare.

Il provvedimento di Salvini è contenuto nel provvedimento con cui Amara ieri viene rinviato a giudizio per calunnia, per le sue dichiarazioni sulla presunta loggia Ungheria. Rinvio a giudizio praticamente scontato, che dal 2 febbraio costringerà Amara a fare i conti con una lunga lista di potenti ed ex potenti, da lui indicati come affilati a Ungheria. Ma a invenzioni e millanterie Amara ha mischiato anche storie verosimili, su cui però non si è indagato. Lui stesso, d’altronde, se ne era lamentato con Salvini: «Ho detto troverete queste persone alle 8 del mattino alla chiesa San Giovanni, era sufficiente che un’auto della Guardia di finanza andasse in quel posto: e non trovare nulla, quindi Amara ha detto una fandonia, o trovare qualcosa. Questa indagine non è stata fatta».

Nella sua ordinanza, il giudice Salvini ricorda che un sodale di Amara, Giuseppe Calafiore, ha affermato che l’elenco completo degli affiliati della Loggia Ungheria si troverebbe a Dubai, ma non è stato fatto nulla per acquisirlo. Solo da nuovi accertamenti si potrebbe capire se la presunta loggia sia una specie di nuova P2, o piuttosto una reincarnazione del sistema di nomine giudiziarie descritto da Luca Palamara nel suo libro. Salvini cita i nomi di tre colleghi su cui si dovrebbe indagare meglio: «Lotti Lucia, De Ficchy Luigi e Saluzzo Francesco». La Lotti e Saluzzo sono stati indicati da Amara tra quelli che avevano ottenuto la sponsorizzazione della loggia per le loro speranze di carriera. Più interessante il ruolo di De Ficchy, che era procuratore capo a Perugia quando venne aperta l’inchiesta destinata a travolgere Luca Palamara. Il 27 marzo 2019 De Ficchy chiese e ottenne l’autorizzazione a intercettare con un trojan Amara, Palamara e Calafiore; il 3 maggio venne attivato il trojan solo sul cellulare di Palamara, gli altri due vennero risparmiati.

Cosa si sarebbe scoperto su Ungheria (e non solo) intercettando Amara?

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