“Per i 2.700 esuberi dell’ex Alitalia va trovata una soluzione di mercato”

"Per i 2.700 esuberi dell'ex Alitalia va trovata una soluzione di mercato"

Andrea Giuricin, docente di Economia dei Trasporti all’Università di Milano Bicocca, cosa pensa dei 2.700 esuberi di Alitalia che hanno suscitato polemiche, soprattutto da parte del sindacato?

«La situazione era prevedibile perché Alitalia da oltre due anni non ha ricavi, in quanto come compagnia aerea non esiste più, essendo l’attività passata a Ita. Abbiamo avuto già due anni di sostegni per i lavoratori e la politica si era attivata per arrivare al 31 ottobre del 2024 con una cassa integrazione speciale. Detto questo, la cosa migliore da fare in questi casi è quella che di far sì che questi lavoratori possano rientrare sul mercato del lavoro. Non dobbiamo sempre pensare ai sussidi, ma a strumenti per far sì che il mercato del lavoro riassorba queste risorse che hanno, oltretutto, sicuramente una specializzazione. La cosa migliore è pensare che cosa può essere fatto per far sviluppare di più il mercato aereo».

Quali misure sarebbero necessarie per facilitare la ricollocazione?

«Il mercato aereo nel 2023 supererà il record storico di passeggeri del 2019, ma il 2024 non sarà un anno facilissimo per via del rallentamento economico. A mio parere, il governo, oltre alle politiche attive, dovrebbe cercare di eliminare o ridurre la tassazione come l’addizionale comunale sui biglietti che incide per una parte importante del costo. Perché se il mercato è dinamico, diamo più opportunità di lavoro. Nessuno è contento che 2.700 persone siano in difficoltà in questo momento».

Lei suggerisce un approccio contrario a quello che hanno tenuto i vari governi italiani negli ultimi anni, visto che Alitalia è costata 14 miliardi di aiuti.

«Sono sempre stato molto coerente con questa mia posizione: mantenere in vita sono compagnie con soldi pubblici, con le tasse dei contribuenti. Quello che adesso bisogna cercare di fare è sviluppare il mercato aereo e procedere con Ita-Lufthansa».

Secondo lei, il percorso intrapreso è valido?

«Ita è una compagnia piccola, che da sola sul mercato non ce la può fare, perché è una compagnia di fronte a un mercato aereo molto grande, molto competitivo. Ha bisogno sicuramente di far parte di qualche grande gruppo. Lufthansa intende sviluppare anche l’hub di Fiumicino, la sua strategia è di sviluppo, quindi questa soluzione è da realizzarsi il più in fretta possibile. Occorre che l’Antitrust europeo dia il via libera. Il vero rischio è che si vada per le lunghe e si arrivi poi in prossimità delle elezioni europee».

Un grande concorrente come Air France-Klm è visto dagli addetti ai lavori come causa di questi ritardi.

«È normale che le altre compagnie non siano troppo contente quando un rivale si rafforza. Ita, però, non ha altre opportunità in questo momento e io credo che comunque Lufthansa le convenga, perché è la sua struttura multi-hub che l’ha resa un grande gruppo europeo, che non è più solo tedesco, ma che è anche svizzero, è anche austriaco, è anche belga, visto che ha acquistato Swiss, Austrian Airlines e Brussels Airlines. È impossibile rimanere da soli sul mercato e questo credo che al nostro governo sia chiaro, perché ha deciso in maniera decisamente diretta di andare in questa direzione».

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