Caso Cecchettin, ora il procuratore rischia il trasferimento. Ecco perché

Caso Cecchettin, ora il procuratore rischia il trasferimento. Ecco perché

Il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, che coordina l’inchiesta sull’omicidio di Giulia Cecchettin, rischia il trasferimento. La vicenda non riguarda direttamente il caso in questione ma potrebbe avere ripercussioni sulle tempistiche dello stesso in quando, se Cherchi venisse destinato ad altra sede, il coordinamento spetterebbe a un altro procuratore, che dovrebbe subentrare nella gestione del fascicolo.

Il motivo sarebbero i rapporti che Cherchi avrebbe con un perito, il professore Massimo Montisci, ex presidente dell’istituto di Medicina legale di Padova, coinvolto in vicende giudiziarie. Questi rapporti, secondo la minoranza della prima commissione del Csm, ossia due consiglieri su sei, potrebbero aver appannato l’immagine di terziarità e imparzialità richiesta a un procuratore nell’esercizio delle sue funzioni. La relazione di maggioranza, con 3 voti, chiede invece l’archiviazione della domanda di trasferimento. A decidere sarà mercoledì prossimo il plenum.

I fatti risalgono al 2018, quando Cherchi firmò per la procura una convenzione sugli accertamenti necroscopici con l’istituto diretto da Montisci. Ma il procuratore di Venezia e l’ex direttore dell’istituto di Medicina legale di Padova sarebbero legati da un rapporto di amicizia e l’incarico è stato assegnato nonostante questi fosse “pubblicamente coinvolto“, “pur non formalmente indagato“, in una vicenda giudiziaria che sulla stampa locale aveva avuto “ampio risalto“. Così viene spiegato nella relazione di minoranza della prima commissione, firmata dai consiglieri Mimma Miele, di Magistratura democratica, e Mariafrancesca Abenavoli, di Area.

Montisci venne rinviato a giudizio a Padova per una falsa attestazione in una consulenza in merito a un incidente stradale. La relazione di minoranza mette in evidenza anche e la partecipazione di Cherchi a una cena alla quale era presente Montisci, con cui il procuratore intrattenne una conversazione. L’elemento chiave per le firmatarie è la cadenza temporale, in quanto la cena avvenne all’indomani di una perquisizione subita dal professionista in relazione a un’altra inchiesta della procura di Padova, relativa sempre alle sue funzioni di consulente. Per la maggioranza, invece, è dirimente che nella cena contestata, alla quale erano presenti altri magistrati, non si sia parlato della perquisizione subita da Montisci. Solo mercoledì si conoscerà il risultato e si avranno maggiori indicazioni anche per il caso Cecchettin.

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