La Borsa lancia lo sprint di fine anno

Piazza Affari vola sul tetto del mondo

Dove eravate il 15 giugno del 2008? Lo avreste immaginato, allora, che per tornare a quel punto sarebbero dovuti passare 15 anni e 6mesi? Naturalmente stiamo parlando di mercato azionario e in particolare di Piazza Affari. Il cui indice principale, il FtseMib, ha chiuso l’ultima seduta a pochi punti da quota 30mila (29.928). Un livello mai più visto dopo che in quel lontano giugno del 2008 l’indice scese al di sotto per poi restarci per oltre 15 anni.

Tre lustri vissuti pericolosamente: in settembre di quello stesso anno arriva il fallimento di Lehman Brothers; tre anni dopo si scopre cos’è lo spread, con la crisi dei debiti sovrani; nel 2016 gli inglesi si inventano la Brexit; quattro anni dopo arriva la mazzata della pandemia; e nel 2022 la guerra in Ucraina. In Italia, dal 2011, si alternano governi tecnici e di sinistra, senza che nessuno abbia la forza di scalfire l’inerzia dei grandi fatti internazionali. Anzi, a ben vedere, fanno peggio degli altri, visto che nel confronto con gli altri listini quello italiano tende a restare sempre indietro. Almeno fino a ora. Perché dall’inizio del 2023, con il governo Meloni in carica da poco più di un mese, Piazza Affari è salita del 25%: meglio dell’indice Dax tedesco (+17%), del Cac francese (+12%) e del Dow Jones di Wall Street (+10%). Ed eccoci a un passo dalla soglia tonda e psicologica dei 30mila punti, arrivata quando mancano quattro settimane di Borsa alla fine dell’anno: serviranno per lo sprint finale? O mancherà la forza di andare oltre?

Sul tavolo di gestori e broker la questione è esattamente questa, perché l’occasione di vendere un po’ di asset per mostrare al cliente l’ottima performance di questo 2023 è naturalmente forte ed è un classico di fine anno. Lo vedremo presto.

In ogni caso il movimento del mercato è chiaro: la Borsa cerca sempre di anticipare i tempi e al momento il grande evento del 2024 potrebbe essere l’inizio della discesa dei tassi d’interesse. Non a caso, mentre fino a settembre scorso il dibattito a Francoforte, sede della Banca Centrale Europea, era se alzare ancora i tassi oppure no, e di quanto, da ottobre a questa parte il tema è cambiato. Ora il punto è se è il caso di iniziare a tagliarli ovvero se non è meglio aspettare ancora. Lo stesso governatore della Bundesbank, la banca centrale di Berlino, non certo nota per le sue tendenze espansive in politica monetaria, ha già affrontato la questione dei tassi in questi termini. Segno che la prospettiva è cambiata. E il mercato, che sulla politica delle banche centrali ha lo stesso fiuto dei cani per il tartufo, lo ha intuito. Salvo nuovi choc – e si pensi che quello della Palestina non è stato considerato tale – gli alti e basse delle Borse nei prossimi mesi saranno legati alla scommessa se il primo taglio dei tassi d’interesse avverrà già nel 2024 e in quale parte dell’anno.

Dopodiché il governo Meloni non può che cavalcare l’onda. Perché se è vero che tanto dipende dalla Bce, è altrettanto sicuro che con un governo che sul suo operato non avesse la considerazione dei mercati, la Borsa non sarebbe mai arrivata a questo punto.

Leave a comment

Your email address will not be published.