I bancari salvano i loro mutui e chiudono il 2023 in bellezza

I bancari salvano i loro mutui e chiudono il 2023 in bellezza

Il 2023 delle banche verrà ricordato come un anno straordinario sotto tanti punti di vista. A partire dai circa 25 miliardi di utili netti stimati per il sistema nel suo complesso. Da cui sono derivate diverse questioni importanti: dalla tassa sugli extraprofitti, poi ritirata, al rinnovo del contratto di categoria, mai così ricco come questo che prevede un aumento di stipendio a regime di 435 euro al mese. Non è forse in caso, allora, che in questi ultimi giorni siano andati in porto altre due istanze che tenevano banco da tempo.

La prima si è chiusa nella serata di venerdì: è stato il lungo percorso negoziale tra tutte le organizzazioni sindacali e la delegazione di Cassa Centrale Banca, che ha portato alla sottoscrizione del primo contratto integrativo di gruppo per tutti gli 11.500 lavoratrici e lavoratori delle Bcc e aziende del gruppo.

Il secondo risultato utile lo ha generato il governo, dopo un forte pressing della Fabi (il principale sindacato dei bancari) con l’emendamento al decreto Anticipi che ha ottenuto il via libera della commissione Bilancio del Senato. Si tratta di una proposta che risolve la questione dei mutui a tasso agevolato concessi ai dipendenti bancari degli istituti di credito penalizzati dalle norme sui fringe benefit. La proposta stabilisce che il tasso di sconto da prendere a riferimento, ogni anno, per conteggiare la soglia fringe benefit è quello in vigore al momento della stipula o alla data di scadenza di ciascuna rata e non più quello dell’anno in corso. «Ringrazio tutte le forze politiche per la sensibilità dimostrata nell’affrontare e seguire questa vicenda» ha detto il segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni (foto), che ha ricordato in particolare il senatore Francesco Zaffini «che è stato l’artefice di questo successo consentendo di superare ostacoli sia di natura tecnica sia di natura politica».

Questa misura – per Sileoni – cancella una ingiusta penalizzazione per le lavoratrici e per i lavoratori bancari ristabilendo un principio di equità fiscale e di capacità contributiva». L’aumento repentino del costo del denaro nel 2022 aveva comportato per circa 70.000 lavoratrici e lavoratori delle banche pesanti conguagli Irpef. La misura sterilizza di fatto i conguagli abbassando il valore delle somme agevolate. La misura è retroattiva e si applica a partire dal 1 gennaio 2023, cancellando il rischio di penalizzazioni per l’anno in corso.

Insomma, se da una parte il governo è stato impegnato in un duro confronto con i banchieri, dall’altra ha mantenuto un ottimo rapporto con i bancari. Che in fin dei conti, del ricco sistema del credito rappresentano la componente lavoro.

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