Un epilogo drammatico, così come drammatico è stato ogni minuto di questa tragedia. E ieri, mentre Filippo Turetta raccontava ai magistrati come ha ucciso Giulia Cecchettin e quando ha deciso di farlo un’equipe di medici ed esperti analizzava il risultato della furia proprio sul corpo della ragazza. Nessuno avrebbe potuto prevedere che proprio nelle stesse ore a distanza di 90 chilometri si rivelassero le due facce della stessa medaglia. E invece il primo dicembre è stata una data fondamentale per ricostruire il delitto della studentessa 22enne: un interrogatorio fiume di quasi 9 ore a Turetta nel carcere Montorio di Verona, un’autopsia fiume durata circa 12 ore nell’Istituto di Medicina legale di Padova.
In carcere Turetta si è abbandonato a pause lunghe, silenzi e lacrime, ma anche a risposte articolate e ad alcune incongruenze nel racconto verificate con domande puntuali. «Ho perso la testa, mi è scattato qualcosa in testa», ha detto il 22enne per spiegare l’orrore. Poi ha raccontato la sua verità, il perché dell’assassinio, ma anche della preparazione, come l’acquisto del nastro adesivo per immobilizzare la ragazza. Solo 72 ore prima dell’interrogatorio Turetta si era avvalso della facoltà di non rispondere rendendo alcune dichiarazioni spontanee al gip. Ha ammesso l’omicidio della ex fidanzata in lacrime, ma in tal modo era riuscito ad evitare il confronto e a non rispondere alle domande dell’Autorità giudiziaria. Forse una strategia difensiva, quella di avvalersi del diritto del silenzio ma di ammettere il femminicidio, considerando anche che dall’esame autoptico sul corpo di Giulia sarebbero potuti emergere nuovi elementi per completare il quadro accusatorio.
Dalle prime indiscrezioni sull’autopsia emerge che Giulia è stata uccisa dopo la lite e che quando è arrivata a Barcis era già morta. Sul suo corpo 26 coltellate, alcune inferte quando era già morta, altre segno del trascinamento del corpo, quelle alla testa causate dalla violenta caduta quando ha cercato disperatamente di scappare dall’auto di Turetta nell’area industriale di Fossò. Ma è su una in particolare che si è concentrato l’esame: una ferita profonda al collo, segno di una coltellata letale, quasi istantanea. Dopo che Giulia era già stata colpita molte volte.
E ora che la salma di Giulia è stata analizzata per l’ultima volta dagli occhi attenti degli esperti, si potrà pensare all’addio atteso da due settimane. Per il funerale al momento c’è una data, per quanto ancora ipotetica: martedì 5 dicembre, alle ore 11. Per l’ufficialità si dovrà attendere il nulla osta della procura di Venezia ma è a partire da quella data e da quell’ora indicate che le varie istituzioni coinvolte e la diocesi di Padova si stanno muovendo per organizzazione l’addio alla studentessa di Vigonovo. Ma anche il Comune di Saonara, paese della mamma di Giulia (morta invece un anno fa) alla quale la ragazza era ancora legata, si sta muovendo. Una volta conclusa la cerimonia nella Basilica di Santa Giustina di Padova la bara di Giulia arriverà infatti nel piccolo paese di Saonara per un secondo momento di raccoglimento – anche questo probabilmente molto partecipato, al punto che si installeranno maxischermi e centinaia di posti a sedere fuori alla chiesa.