Stop ai nazionalismi e più obblighi green. Ecco la ricetta del Papa ai “grandi” della Terra

Papa Francesco ha scelto la tomba. Ecco dove sarà

Ci teneva molto a pronunciarlo in presenza, nella Expo City di Dubai, ma l’infiammazione polmonare ha costretto Francesco a sventolare bandiera bianca e a lasciare che fosse il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin a leggere il suo discorso preparato per la Cop28. Un testo scritto in lingua spagnola a testimonianza dell’importanza che il Pontefice argentino aveva riservato alla Conferenza degli Stati parte alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Un’assenza-presenza

Al summit in cui è presente anche la presidente del consiglio dell’Italia Giorgia Meloni, Francesco avrebbe voluto fortemente partecipare per far sentire la sua voce sulla questione ambientale che gli sta particolarmente a cuore e a cui ha dedicato anche la recente esortazione apostolica Laudate Deum. In apertura del discorso letto dal cardinale Parolin, il Papa si è rammaricato perché “purtroppo non posso essere insieme a voi, come avrei desiderato, ma sono con voi perché l’ora è urgente”. Il riferimento ai cambiamenti climatici di cui ha attribuito la responsabilità all’“’attività umana, che negli ultimi decenni è diventata insostenibile per l’ecosistema”. Per Bergoglio “l’ambizione di produrre e possedere si è trasformata in ossessione ed è sfociata in un’avidità senza limiti, che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato.

Il rimprovero

Nel discorso non sono mancate le abituali reprimende papali che si sono indirizzate contro le “posizioni rigide se non inflessibili, che tendono a tutelare i ricavi propri e delle proprie aziende, talvolta giustificandosi in base a quanto fatto da altri in passato, con periodici rimpalli di responsabilità”. Il Papa ha chiesto di smetterla di attribuire la colpa dell’aggravarsi della crisi climatica sui poveri del mondo e sulla natalità. “Le nascite – ha scritto Francesco nel discorso letto dal cardinal Parolin – non sono un problema, ma una risorsa: non sono contro la vita, ma per la vita, mentre certi modelli ideologici e utilitaristi che vengono imposti con guanti di velluto a famiglie e popolazioni rappresentano vere e proprie colonizzazioni”. Parole che tirano in ballo quella che spesso Francesco ha definito il fenomeno della colonizzazione ideologica di cui è vittima soprattutto l’Africa.

La via d’uscita

Preso atto dell’esistenza della crisi, Francesco ha indicato una soluzione. Nel rivolgersi ai potenti del mondo presenti a Dubai, il Papa ha scritto che la via d’uscità è “la via dell’insieme, il multilateralismo” criticando che al “riscaldamento del pianeta si accompagni a un generale raffreddamento del multilateralismo, a una crescente sfiducia nella Comunità internazionale”. Una posizione in linea con il tradizionale punto di vista della diplomazia della Santa Sede. Contro la distruzione del creato ma anche contro le guerre. Due in particolari menzionate nel discorso: “quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo“, ha scritto Francesco bollandoli come “conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno” e lamentandosi di quante “risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune” e rilanciando la proposta di utilizzare i soldi impiegati in armi per istituire un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame.

Il Papa e il cambiamento politico

La riflessione sulla crisi ecologica ha portato il Pontefice a sostenere che “i cambiamenti climatici segnalano la necessità di un cambiamento politico” criticando quelle che ha definito “le strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi” che sarebbero “schemi del passato” da cui ha invitato i leader mondiali ad uscire. Inoltre, Bergoglio ha auspicato che la Cop28 si ponesse sulle orme della Cop21 di Parigi ed ha ribadito la sua ricetta drastica già espressa nella Laudate Deum per un’accelerazione sulla strada della transizione ecologica. Ai potenti presenti, infatti, ha chiesto di adottare soluzioni che presentino tre caratteristiche: “siano efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili e trovino realizzazione in quattro campi; l’efficienza energetica; le fonti rinnovabili; l’eliminazione dei combustibili fossili; l’educazione a stili di vita meno dipendenti da questi ultimi”.

L’appello ai politici

Ai governanti Francesco ha chiesto di dare “risposte concrete e coese” sul fronte della questione ecologica per incassare la riconoscenza della società. Poi se l’è presa con quella che ha chiamato la “nefasta divisione in tifoserie” a suo dire composte “tra catastrofisti e indifferenti, tra ambientalisti radicali e negazionisti climatici giudicando “inutile entrare negli schieramenti; in questo caso, come nella causa della pace, ciò non porta ad alcun rimedio”. Infine, dopo una citazione di San Francesco d’Assisi, il discorso papale si è concluso con l’appello ad uscire “dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce”.

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