Tutti da subito abbiamo capito che il caso dell’omicidio di Giulia Cecchettin è diverso dagli altri. Il motivo non è semplice. L’assoluta normalità dei ragazzi coinvolti? La settimana di speranza e paura trascorsa tra la sparizione e il ritrovamento del cadavere? Il momento sociale particolarmente conflittuale tra mondo maschile e femminile? Quello che è certo è che bisogna parlarne, e anche tanto. Poi si può discutere sulle modalità.
La premessa è scontata: massimo rispetto per la morte. E ognuno, naturalmente, elabora il lutto come crede. Però.
L’altra sera il padre di Filippo Turetta era a Chi l’ha visto, in prime time, in cerca di risposte all’assassinio compiuto dal figlio. La sorella di Giulia, Elena Cecchettin – già diventato suo malgrado, o magari no, un personaggio – è da giorni che su Instagram posta storie, risponde agli amici e attacca gli haters, condivide l’ipotesi di alcune affinità fra l’omicidio e i suoi film horror preferiti, denuncia «conspiracy theories». E qualche sera fa la nonna di Giulia, Carla Gatto, ha presentato a Rovigo (sì, vero, la data era fissata da tempo) il suo romanzo d’esordio, storia di una ragazza del Sud in fuga da una società patriarcale. Ha anche detto che il prossimo romanzo lo dedicherà alla nipote: ha già in mente la trama.
Mentre scriviamo, a Verona c’è l’interrogatorio in carcere di Filippo e a Padova l’autopsia sul cadavere di Giulia.
Temiamo, e lo diciamo con dolore, che l’Horror social Show sarà lungo.