Anno 2043, nel Campo di rieducazione due Vecchi sfidano il potere dei Giovani

Anno 2043, nel Campo di rieducazione due Vecchi sfidano il potere dei Giovani

Erano tipi molto svegli. Talmente svegli da aver scovato (dopo mesi e mesi di ricerche, di tentativi, di simulazioni) quello che avevano battezzato «Il nostro angolino». Quando, tre anni prima, erano stati internati nel Campo di rieducazione Sud Europa-Nord Africa numero 13, si sentivano (ed erano) dei privilegiati. Pochi fra i Vecchi, infatti, godevano di questo dono conferito loro dai Giovani: avere l’opportunità di passare dai Vecchi ai Giovani. Tanto per dire, nel loro Campo di rieducazione, più o meno a metà strada fra quella che era stata la città di M. e quella che era stata la città di P., un’area di dieci chilometri quadrati precisi al millimetro (i Giovani, com’è noto, non sbagliano mai, o quasi), compresi loro due, di Vecchi ce n’erano soltanto 122 (e per riuscire a contarli tutti, quei 120, a scovarli nei loro nascondigli – nei loro inutili nascondigli – loro due avevano impiegato quasi un anno, e il bello è che non sapevano neppure perché l’avessero fatto, forse, chissà, per sentirsi in qualche modo già Giovani).

Ma poi i Vecchi erano scesi a 110, perché 4 si erano annegati in uno stagno, tenendosi per mano e legando tutti e otto i piedi a un enorme sasso; 4 si erano dissanguati tagliandosi reciprocamente, a coppie, le vene dei polsi; 2 si erano sfracellati gettandosi, abbracciati, da un cavalcavia dell’autostrada; e gli ultimi 2 (gli altoparlanti ne avevano dato notizia soltanto una settimana prima) si erano impiccati, mettendo le teste in un solo cappio, al palo di una turbina eolica.

D. ed M., invece, per il momento resistevano alla tentazione di farla finita. Insieme ad altri 108 compagni. E anzi, come detto, poiché erano due tipi molto svegli, da un po’ si godevano il loro «angolino», anche se per pochi minuti al giorno, per non insospettire i Giovani. Studiando i campi visivi delle telecamere, la capacità percettiva dei microfoni, i coni di luce dei fari, la rete dei rilevatori delle macchie di calore (e per farlo avevano prima catturato e poi addestrato piccioni, topi, gatti, cani, persino api, tutti animali che non appartenevano alla specie umana dei Vecchi ma, come loro, se colti nell’atto di commettere Sconvenienze, venivano soppressi con i proiettili elettrici lanciati dai droni), insomma, studiando tutto quanto, avevano individuato una piccolissima zona lasciata scoperta dai Giovani. Erano non più di cinque, sei metri quadrati, presso il Capannone numero 2, quello dove D. ed M. dormivano nelle cuccette e prendevano i pasti insieme ad altri 53 compagni (nel Campo di rieducazione Sud Europa-Nord Africa numero 13 i Capannoni erano 2, e si dividevano equamente i Vecchi, grazie anche al fatto che questi avevano la buona abitudine di morire sempre contemporaneamente in numero pari). Lì, senza che nessuno lo sapesse, perché ovviamente non si erano nemmeno sognati di condividere con altri Vecchi quel tesoro, D. ed M. sostavano, in piedi o accucciati, e parlavano liberamente, piangevano, ridevano, si toccavano, si baciavano e una volta, addirittura, di notte per una certa forma di atavico pudore, erano riusciti a fare l’amore come si faceva quando non erano ancora diventati Vecchi, cioè prima che i Giovani prendessero il Potere.

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A D. e a M. pareva un secolo, ma erano passati soltanto due decenni da quando si era iniziato a dividere la specie Homo Sapiens Sapiens in Vecchi e Giovani. Allora, si era nel 2023, e ’24, e ’25, la cosa era partita con la questione dell’Intelligenza Artificiale e di quei saccenti ChatGPT. Poi l’IA era diventata UA, cioè Umanità Artificiale, quella dei Giovani, perché l’UA era entrata nel codice genetico dei nascituri. Alle puerpere bastava farsi fare una puntura sul pancione (o due, o tre eccetera, in caso di parti gemellari o plurigemellari) per assicurare alla propria prole, da Vecchie quali ormai erano, una vita da Giovane. Ma siccome, per quanto Artificiale fosse, l’UA era pur sempre anche una forma (avanzata, certo) di Umanità, i Giovani non ci avevano messo molto a cancellare l’UN, l’Umanità Naturale.

Non del tutto, però. Perché alcuni Giovani avevano capito che i Vecchi erano portatori di alcune cose (le chiamavano e le chiamano proprio così, cose, e ne avevano affidato la gestione ai Dipartimenti di Poesia e Filosofia) che potevano e possono ancora tornare loro utili. Cose che potevano essere sintetizzate e assunte alla bisogna, come il profumo delle rose, il sapore dell’olio d’oliva, il suono dei violini, la sensazione che si percepisce fra le dita delle mani immergendole per la prima volta nell’acqua del mare, la visione di una bella donna/bell’uomo nuda/o.

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D. ed M. arrivarono al loro «angolino».

«Come ti senti oggi?».

«…».

«Amore? Come…».

M. portò l’indice della mano destra alla bocca, per chiedere silenzio.

Poi si frugò in una tasca dell’uniforme e ne trasse un bastoncino, si chinò a terra, compattò e appiattì un poco di sabbia e scrisse:

«Ci sentono».

D., atterrito, dopo un momento di esitazione si chinò a sua volta, cancellò la scritta di M. e scrisse:

«Come lo sai?».

Toccò ad M.:

«Hanno coperto acusticamente l’angolino».

Un drone si abbassò velocissimo verso i due che si erano rimessi in piedi e, abbracciati, attendevano la morte. Sembrava che il drone stesse precipitando. Poi rallentò e, invece di ucciderli con i proiettili elettrici, si fermò sopra di loro e lasciò cadere uno scatolino di latta.

M. lo raccolse, lo aprì. E, come la musica da un carillon, ne uscì un messaggio vocale. In quella voce metallica si percepiva incredibilmente un filo di commozione:

«Quello che chiamate il nostro angolino è sempre stato coperto, come tutto il resto del Campo. Ma era una copertura impercettibile da voi, dai vostri piccioni, topi, gatti, cani e api. Vi siete convinti che fosse un posticino libero, ma non lo era. Abbiamo visto tutto ciò che avete fatto e abbiamo sentito tutto ciò che avete detto. In pochi mesi ci avete insegnato a piangere, ridere, toccarsi reciprocamente, baciarsi. E ora ci avete insegnato anche a scrivere. Per questo vi ringraziamo e vi annunciamo che siete stati promossi a Giovani. Ma una cosa non l’abbiamo ancora capita. Come si fa a fare l’amore in quel modo?».

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