Se è vero che le cure per il tumore al seno sono sempre più efficaci come abbiamo visto recentemente grazie a un farmaco in grado di proteggere maggiormente dalle ricadute, è molto importante per le donne limitare il più possibile il ricorso alle cure chemioterapiche, lavorando maggiormente sulla prevenzione.
Cosa sono i test genomici
È per questa ragione che ci vengono incontro i test genomici, in grado di predire quanto possa essere aggressivo il tumore: i medici sono in grado di verificare quale sia la “firma” molecolare per poter classificare le pazienti in base all’aggressività del tumore e quali siano i rischi di recidiva determinati da caratteristiche diverse da quelle tradizionalmente considerate. Questi test sono un supporto in più, fondamentale, per poter aiutare l’oncologo nelle sue decisioni terapeutiche. A trattare e divulgare l’argomento ci sta pensando la campagna di sensibilizzazione della Fondazione Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica).
I nuovi obiettivi
“Dobbiamo poter garantire a tutte le pazienti con tumore del seno eleggibili – circa 10mila, ma si tratta di un numero destinato a crescere – la possibilità di effettuare test genomici che possono evitare la chemioterapia. Non ancora a tutte, purtroppo, viene offerta questa opportunità ormai inserita nelle linee guida internazionali“, ha spiegato l’Aiom. L’utilizzo dei test genomici nelle donne che presentano le caratteristiche adatte “sta diventando ormai una prassi comune fra gli oncologi”, ha sottolineato Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom. Grazie a questi test è possibile individuare le donne “che necessitano o che possono evitare ulteriori altre terapie“.
I numeri del tumore al seno
Soltanto in Italia sono circa 56mila le diagnosi di cancro al seno ogni anno, rappresentando così una delle neoplasie più frequenti nelle donne. Come detto, la prevenzione è fondamentale grazie alla quale si potrebbero ridurre di un terzo: ottomila donne con carcinoma mammario ogni anno sono sottoposte alla chemioterapia “e potrebbero evitarla“, ha aggiunto Adriana Bonifacino, presidente di Fondazione IncontraDonna. “Sono terapie che impiegano risorse economiche rilevanti, dal momento che il costo medio dei cicli ammonta a più di settemila euro“. Per fare in modo che tutte le pazienti possano avere accesso ai test, già da tre anni è attivo un fondo di 20 milioni di euro per il rimborso degli esami: l’Italia, ha concluso la Bonifacino, “è arrivata tardi all’uso dei test genomici e non sempre vengono utilizzati in modo soddisfacente. È il momento di recuperare il tempo perso“.
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