Rottamazione, conto alla rovescia. Ieri è scaduta la seconda rata della Quater – pari al 10% dell’importo della cartella – ma c’è tempo per pagare fino al 5 dicembre. Novembre e dicembre sono date affollatissime di scadenze, e dunque è comprensibile il rischio che, per mancanza di liquidità, imprenditori o contribuenti siano costretti a differire alcuni pagamenti. Ieri sono scattate 68 scadenze fiscali, che valgono circa 83 miliardi (di cui 50 solo da imprese e autonomi), pari a circa il 60% del gettito complessivo dell’anno tra Quater, cedolare secca sugli affitti, Iva, versamenti e acconti Irpef e Irap 2022 e 2023. Di una possibile proroga della seconda rata si parla da settimane, e qualche ottimismo trapela tra gli addetti ai lavori. Il problema è che se saltasse la seconda rata della rottamazione Quater o una qualsiasi delle successive, salterebbe tutta la definizione agevolata delle cartelle pregresse, vanificando gli sforzi di chi vuole chiudere i conti con l’Erario. Peraltro, superato lo scoglio delle due rate ravvicinate, per i contribuenti le scadenze sarebbero meglio dilazionate: 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre di ciascun anno (massimo sei) a partire dal 2024.
Non è un caso se tra i più accesi sostenitori della proroga ci siano i commercialisti. Nei giorni scorsi, alla presenza del viceministro dell’Economia Maurizio Leo, a ribadire la necessità di un rinvio della seconda rata è stato il presidente dell’Associazione nazionale dei commercialisti, Marco Cuchel. Secondo fonti vicine al Mef, si starebbe lavorando per concedere la proroga. Ma serve un decreto e un Consiglio dei ministri ad hoc per lunedì o al massimo martedì – ultimo giorno utile per pagare – che a ieri sera tardi non è ancora stato convocato. Non è un mistero che Leo consideri agosto e dicembre due mesi da lasciare fuori dal calendario fiscale, in nome del paradigma sul «fisco amico» che faticosamente stenta a prendere piede mentre il Parlamento lavora della riforma fiscale che dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio 2024. «
Il contribuente onesto che ha deciso di rottamare le cartelle deve guardarsi alle spalle perché le Entrate, in assenza di un salvacondotto temporale per le altre cartelle per imposte correnti al momento non pagate e non rateizzate, potrebbero procedere con azioni esecutive, provocando danni irreversibili. Perché a saltare non sarebbe la rottamazione ma l’impresa stessa», avverte il commercialista romano Gianluca Timpone (anch’egli fiducioso sulla possibile proroga) che chiede maggiore attenzione per chi ha una parte della liquidità impegnata nella rottamazione. «Sarebbe stato più corretto prevedere piani straordinari ai contribuenti più esposti per debiti erariali».