L’eco delle polemiche sorte dopo le dichiarazioni rilasciate da Novak Djokovic per lamentarsi di un controllo antidoping a sorpresa durante le finali di Coppa Davis in Spagna non accenna a placarsi.
A riportare l’attenzione su quanto accaduto, e ad attaccare il numero uno del ranking Atp per il suo atteggiamento, è Marc Madiot, ex ciclista e attuale team manager della Groupama FDJ. Il francese è tornato sull’argomento nel corso del suo intervento al podcast di RMC Les Grandes Gueles du Sport.
Le lamentele di Djokovic
L’episodio incriminato risale allo scorso 24 novembre, giorno del confronto valevole per i quarti di finale di Coppa Davis tra la Gran Bretagna e la Serbia. Nole si era particolarmente irritato per la richiesta di sottoporsi a un test antidoping a sorpresa poco prima del match contro Norrie: furioso, aveva deciso di rimandare il tutto a dopo la partita.“È successa una cosa incredibile, che in venti e più anni di carriera non mi era mai accaduta”, aveva dichiarato Djokovic dopo aver superato il turno contro la Gran Bretagna.
“Un’ora e mezza prima della partita mi hanno chiesto di sottopormi a un controllo antidoping. Ho la mia routine che non contempla certo la distrazione di farmi prelevare l’urina e il sangue e di pensare se posso donarli quel momento. Eppure un uomo dell’antidoping mi ha seguito passo passo per controllarmi fino alla fine”, aveva aggiunto, manifestando tutto la propria incredulità e il fastidio per la richiesta. Una lamentela che aveva fatto storcere la bocca a tanti sportivi e addetti ai lavori.
Cos’è accaduto
Intenzionata, molto più oggi che nel recente passato, a scovare eventuali casi di doping, l’Itf ha demandato il compito di occuparsi dei controlli alla Itia (International Tennis Integrity Agency). Ed è stato proprio un medico ispettore dell’Itia a presentarsi con regolare mandato dinanzi a Nole lo scorso 24 novembre per chiedergli, a un’ora e mezza dall’inizio del match contro Norrie, di collaborare per ottenere da lui un campione di sangue. Corretti i tempi, visto che l’Epo va cercata nell’imminenza delle prestazioni sportive e la scelta del sangue piuttosto che quella delle urine, dal momento che un prelievo ematico richiede pochissimo tempo e non interferisce sulle fasi di riscaldamento. Prassi, questa, che nel ciclismo è la norma. Anzi, il test viene in questo caso effettuato anche solo mezzora prima della partenza, e nessuno può rifiutarsi per regolamento di sottoporvisi. Nole, invece, oltre ad aver trattato a pesci in faccia l’ispettore, ha deciso di rimandare il test a partita conclusa, quando una eventuale micro-dose di Epo poteva già non essere più individuabile.
Niente squalifica
A differenza che nel ciclismo, nel tennis vengono concesse ai professionisti delle possibilità in più per uscire dalla morsa dei controlli. Una su tutte è quella che prevede che il tempo in cui il campione biologico deve essere prodotto non è “all’immediatezza della notifica” come nell’atletica e nel ciclismo, ma “entro 60 minuti dalla fine dell’ultimo match che si allungano a 120 se la partita è la finale del torneo”.
Da a qui la causa della rabbia di quelle categorie di sportivi che non possono rifiutarsi neppure se sorpresi da un test improvvisato nel cuore della notte, come spesso accade soprattutto durante le corse a tappe.
La rabbia di Madiot
“Se un ciclista si rifiuta di sottoporsi ad un controllo è automaticamente positivo, e se sei positivo vieni sanzionato. Non hai il diritto di rifiutare un test”, ha attaccato Madiot. “Ci sono prodotti dopanti che possono essere rilevati in un tempo estremamente limitato”, ha spiegato l’ex ciclista. “Se non si effettua un controllo prima dell’inizio della gara, il tempo stesso della competizione consente di eliminare tracce del prodotto dopante. Per questo sono stati introdotti i test prima delle gare”.
“C’è il diritto di fare il test antidoping sia prima che dopo una gara. Lui ha rifiutato il test prima della partita. Se l’organismo antidoping fa il suo lavoro, il signor Djokovic deve essere sospeso”, ha affondato senza giri di parole Madiot. “Ha rifiutato un test prima della partita, lo ha fatto dopo. Nel ciclismo ti sottopongono al test e se rifiuti sei positivo. Se sei positivo sei sanzionato. Non hai il diritto di rifiutare il test, questo è il regolamento”, ha concluso.