Morto MacGowan, cantante dei Pogues

Morto MacGowan, cantante dei Pogues

Il suo volto, scavato e irregolare come quello di un contadino irlandese dell’Ottocento ha infranto ogni iconografia del frontman musicale degli anni ’80. La sua voce, poi, era qualcosa di irripetibile, come un gorgoglio triste uscito da un laghetto di torba, come l’urlo arrabbiato di una banshee delle vecchie leggende. Dopo, gli eccessi, parte della sua leggenda l’hanno allontanato dal palco e dai suoi Pogues.

È morto ieri Shane MacGowan, noto soprattutto per essere stato il fondatore e leader della famosissima band folk-punk irlandese, attiva negli anni ’80 e ’90. MacGowan era nato nel 1957 a Royal Tunbridge Wells, in Inghilterra, ma ha vissuto la sua infanzia in Irlanda. Dopo si era trasferito, ancora giovanissimo, a Londra, dove cominciò ad avvicinarsi alla scena punk della capitale britannica. All’inizio degli anni Settanta fondò una prima band, The Nipple Erectors, che aprì diversi concerti di super gruppi come i Clash e i Jam. Formò i Pogues nel 1981, dopo aver conosciuto Spider Stacy e Jem Finer. Inizialmente la band scelse l’urticante nome di Pogue Mahone (una contrazione dell’espressione gaelica póg mo thóin: «baciami il culo»), che poi venne contratto, anche per evitare guai e censure, in The Pogues. Se dovessimo limitarci alla cronaca spicciola potremmo dire che il gruppo ebbe grande successo negli anni ’80. Magari citare la loro hit più famosa, Fairytale of New York, del 1987, considerata una delle canzoni di Natale migliori di sempre. La realtà è che nei testi di MacGowan c’era un’infinita teoria di echi letterari, moltissimo Yeats tanto per dire, e c’era, soprattutto, una certa idea d’Irlanda, fiera anche se perdente, anzi fiera proprio perché capace di essere perdente.

Travolto da se stesso, MacGowan lasciò i Pogues nel 1991, l’anima annegata da alcol ed eroina. Dal 2015 viveva su una sedia a rotelle: si era fratturato il bacino con una caduta. Lo scorso ottobre gli è stata diagnosticata un’encefalite virale. Ma questa è di nuovo cronaca banale di un’autodistruzione. La cronaca di un dimenticato. Ma a riascoltare alcuni dei suoi capolavori – meno noti di Fairytale of New York – come la spezzacuore Rainy Night in Soho, o la splendida Lullaby of London, si misura il peso di una musica destinata a restare.

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