“L’America’s Cup in Arabia? È dura resistere”

"L’America’s Cup in Arabia? È dura resistere"

«Ah, devo alzarmi quel signore è più importante di voi» dice lo skipper e direttore operativo di Luna Rossa Max Sirena alla piccola platea di giornalisti ammessi al caffè del mattino mentre il principe e ministro dello sport Abdulaziz Bin Turki Bin Faisal entra nella base italiana accompagnato da Grant Dalton, che si può ben considerare il padrone della America’s Cup, almeno fino a ottobre 2024 quando la sua Emirates Team New Zealand dovrà difenderla dallo sfidante a Barcellona. È mattino ed è la vigilia della prima vittoria di Luna Rossa Prada Pirelli in una regata della edizione 37 del massimo trofeo: l’otterrà poco dopo per mano dei timonieri debuttanti Marco Gradoni e Ruggero Tita, vincitori della terza prova del primo giorno di regate dell’evento preliminare targato NEOM. Tanto per cambiare le prime due le hanno vinte i neozelandesi. Che Tita e Gradoni siano forti si sapeva, questa è una conferma. «Pensate racconta Sirena hanno provato gli AC40 per otto giorni, i francesi sono a 30». Ma quel che conta, della giornata, è la non celata volontà dell’Arabia Saudita di avere in futuro tra gli eventi che si è già assicurata anche l’America’s Cup, forse il simbolo più potente dell’Occidente tecnologico e mondano palcoscenico dei grandi tycoon in prima persona, come Bernard Arnault che con Louis Vuitton sarà title Sponsor o Jim Ratcliffe patron di Ineos, Ernesto Bertarelli di Alinghi Red Bull, Patrizio Bertelli con Prada, Marco Tronchetti con Pirelli.

La vuole il visionario e chiacchierato principe ereditario e primo ministro Mohammad bin Salman Al Sa’ud, impegnato a cambiare l’immagine dell’Arabia Saudita. Questo evento è una consolazione per la decisione di scegliere Barcellona anziché il mare arabo come teatro per l’atto finale della coppa 2024. Contro, c’era la ferma presa di posizione americana. «Siamo qui a Jeddah e tutti ne parlano come di una cosa quasi sicura in futuro afferma Sirena Di fronte al denaro che serve per questo evento sarà difficile per chiunque vinca dire di no Noi non vorremmo, la nostra idea è una difesa in Italia». Resta forse un piccolo ma dovuto alla scaramanzia? Il mercato arabo è importante per tutti gli sponsor, Prada compreso. La battuta viene naturale «Luna Rossa pensaci tu» e per fortuna arriva nel giorno in cui la Luna chiude seconda in classifica.

La Saudi Sailing Federation ha per CEO una donna, Samia Bagdady, cosa inusuale da queste parti: e ha le idee chiare. «Da noi la vela è agli inizi, ma con 9 milioni di persone che vivono sulla costa del Mar Rosso il potenziale è enorme, con condizioni di navigazione fantastiche tutto l’anno. L’America’s Cup con i migliori velisti del mondo sono il catalizzatore perfetto». Sul futuro della Coppa in Arabia Saudita si fanno diverse ipotesi, ma qualcosa a Jeddah succederà: un altro evento? «Ho sentito una ipotesi in caso vincano i neozelandesi che mi pare possibile conclude Sirena Regate di selezione a Jeddah e finale ad Auckland».

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