Quando vogliono programmare le proprie serate gli abitanti di Rezzoaglio e Santo Stefano, in Val d’Aveto (con l’accento sulla a, mi raccomando), in tutto meno di due migliaia di anime decatodizzate, guardano sì la guida tv, ma prima si connettono a 3BMeteo. Per scoprire se ci sarà il sole oppure no. Perché se piove o è nuvolo, inutile sperare di guardare dal divano «I Fatti Vostri» o «Ballando con le Stelle». Il ripetitore che trasmette i programmi della Rai in questa sperduta valle dell’entroterra ligure, più vicino alla provincia di Piacenza che al capoluogo Genova, vicina sulle mappe ma lontana oltre un’ora di auto, è infatti alimentato dai pannelli solari. E quando il sole manca, manca anche il segnale. E le notti fredde d’inverno, quelle in cui un televisore acceso è davvero l’unica compagnia in questa terra di frontiera, sono ancora più lunghe.
Il ripetitore metereopatico si trova a Villanoce, frazione di Rezzoaglio, e se dipende dai pannelli solari una ragione c’è. «Negli anni Ottanta – raccontano i residenti – la Rai ha abbandonato la linea elettrica per colpa delle continue scariche di fulmini in paese». Da qui il ricorso a un impianto fotovoltaico, che a qualcuno deve essere sembrata una buona idea. A qualcuno che certo non vive in questa valle in cui un cinema non c’è, i bar sono pochi e tra una frazione e l’altra si deve prendere l’auto e percorrere strade quasi di montagna. Fino all’anno scorso in realtà le cose andavano abbastanza bene e gli avetani, che il canone ovviamente lo pagano regolarmente, riuscivano bene o male ad avere la loro dose quotidiana di Amadeus. Poi il passaggio al digitale e un segnale sempre più debole forse perché alcuni pannelli andrebbero sostituiti o perché la nuova tecnologia «succhia» più energia. I due sindaci Marcello Roncoli (Rezzoaglio) e Giuseppe Tassi (Santo Stefano d’Aveto) hanno scritto, hanno brigato, ne va della loro rielezione, che diamine, e hanno ottenuto che alcuni abeti nei pressi della cappelletta di Villanoce fossero tagliati perché non facessero ombra ai fatidici pannelli. Lo scempio ambientale non è servito e tuttora quasi ogni giorno attorno alle 20 i televisori si annebbiano. Altro che prime time. Il problema è reso più pesante per il fatto che la popolazione avetana, soprattutto nella stagione invernale, è piuttosto anziana, e quindi dipende per il proprio intrattenimento dalla tv generalista. Per molti di loro Netflix è parola sconosciuta e la tv digitale è paragonabile a un corso di swahili. E pensate che la frana di un mese fa ha danneggiato anche le linee telefoniche, che hanno smesso di funzionare per un po’. Ora almeno gli apparecchi vanno e le chiamate di protesta per la tv sparita sono l’unico hobby disponibile in questa valle a schermi spenti.