“È la tessera di un carcerato”: la strana scoperta nel cappotto acquistato online

"È la tessera di un carcerato": la strana scoperta nel cappotto acquistato online

Una donna del Derbyshire, in Inghilterra, ha acquistato online un cappotto impermeabile Regatta, noto brand britannico che vende abbigliamento outdoor e calzature sportive, approfittando dei saldi del Black Friday. Ha atteso i tempi di spedizione fino a quando, lo scorso 22 novembre, ha ricevuto il suo pacco. Lo ha scartato e ha controllato l’oggetto nel dettaglio per capire se fosse uguale a quello ordinato. Nel farlo, si è accorta di un fatto a dir poco bizzarro. All’interno della manica destra del cappotto c’era un oggetto duro e rettangolare: una carta d’identità di quello che sembrerebbe essere un prigioniero cinese.

La carta d’identità di un prigioniero

La notizia è stata riportata dal Guardian, secondo cui la donna, che ha preferito nascondere il suo nome, si sarebbe ritrovata tra le mani la carta d’identità di un presunto prigioniero cinese mentre stava controllando un cappotto appena acquistato online (non sappiamo su quale sito o piattaforma). Il prodotto Regatta conteneva al suo interno una tessera con tanto di foto segnaletica di un uomo in uniforme, e tabella riassuntiva di alcuni dati, quali altezza e nome dell’ipotetica prigione cinese del detenuto.

In attesa di saperne di più, l’intera vicenda solleva preoccupazioni in merito ad un possibile lavoro carcerario dietro alla realizzazione di alcuni indumenti venduti online. “Non te lo aspetti da Regatta. È un marchio britannico che è al livello di Next, di M&S. Ti fa sentire davvero a disagio“, ha detto la donna. La carta d’identità era contenuta in un supporto di plastica con sopra una scritta in rilievo: “Prodotta dall’ufficio penitenziario del Ministero della Giustizia“.

La signora ha scattato una foto della tessera e l’ha inviata al servizio clienti Regatta tramite la chat del sito del brand. Un agente ha risposto stupito: “Wow, è la prima volta“. Quando la donna gli ha chiesto se fosse una tessera carceraria, l’addetto ha risposto in maniera chiarissima: “No, è una tessera di lavoro cinese, proveniente dalla nostra fabbrica in Cina. Ma ha ragione, sembra la tessera di una prigione“. A quel punto, l’impiegato le ha detto di buttare via la carta d’identità e non pensarci più.

La risposta di Regatta

Quella stessa sera, Regatta ha inviato una mail alla donna chiedendole di restituire sia la carta d’identità che il cappotto. Il giorno successivo ha parlato al telefono con diversi rappresentanti del brand. L’azienda l’ha incoraggiata a restituire la carta d’identità, dicendo che avrebbe sostituito il suo cappotto originale – che ora ha un buco nella manica – e le avrebbe inviato un nuovo cappotto aggiuntivo “come gesto di buona volontà“. La signora ha recuperato la tessera ma si è rifiutata di ricevere un nuovo prodotto. “Non mi sento molto a mio agio… so che è legale in Cina, e abbiamo standard diversi e cose del genere nel Regno Unito, ma non ti aspetti ancora che i prigionieri producano vestiti“, ha raccontato.

Secondo la dichiarazione sulla schiavitù moderna del 2023 di Regatta, “il lavoro forzato o imprigionato è proibito” nella sua catena di fornitura. L’azienda fa inoltre parte dell’Ethical Trading Initiative, un’organizzazione che richiede l’adesione a determinate linee guida, incluso il divieto di “lavoro forzato, vincolato o lavoro carcerario involontario“.

Un portavoce di Regatta ha dichiarato: “Regatta Ltd ha preso molto sul serio l’incidente segnalatoci da un cliente e è stata avviata un’indagine immediata. In quanto azienda e membro dell’Ethical Trading Initiative, adottiamo politiche rigorose per garantire standard di lavoro etici per tutti e tolleranza zero per il lavoro forzato o carcerario. A seguito di un’indagine approfondita, possiamo affermare che questo capo di abbigliamento è stato realizzato in una fabbrica pienamente conforme e che numerose ispezioni della fabbrica, inclusa una visita certificata da parte di terzi al sito, non hanno riscontrato alcuna violazione delle nostre politiche“.

Il precedente

Secondo la legge carceraria cinese le carceri “attuano i principi di combinare punizione e riabilitazione“, nonché “istruzione e lavoro per i criminali“, in modo da trasformarli “in cittadini rispettosi della legge“. Il carcere identificato sulla carta d’identità ritrovata nel cappotto della Regatta afferma sul suo sito di essere specializzato nella produzione di abbigliamento e nella lavorazione di componenti elettronici. Il Guardian non ha reso noto né le generalità dell’individuo né il nome della prigione per questioni di sicurezza.

Non è chiaro come la carta d’identità sia finita nel cappotto né se sia stata messa lì di proposito. Di tanto in tanto, appunti scritti a mano da presunti prigionieri cinesi vengono ritrovati nei prodotti di consumo venduti nei mercati occidentali. Nel 2019, ad esempio, una bambina di sei anni aveva trovato un biglietto scritto in inglese in una cartolina di Natale venduta da Tesco. La nota diceva: “Siamo prigionieri stranieri nella prigione di Shanghai Qinqpu in Cina. Costretti a lavorare contro la nostra volontà“.

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