Fino a poco tempo il professor John Strauss dell’Università della California era noto soprattutto per le sue ricerche in campo economico sui Paesi in via di sviluppo, senza dimenticare l’attività sul campo in realtà come Cina e Indonesia. Tutto è cambiato lo scorso 9 novembre, quando l’economista si è avvicinato a un gruppo di manifestanti della sua USC che chiedevano il cessate il fuoco a Gaza e organizzavano memoriali per i palestinesi uccisi negli scontri tra forze armate. Ebbene, le sue posizioni pro-Israele gli sono costate il posto di lavoro.
Il vivace scambio di battute tra Strauss e gli attivisti si è conclusa con una sfuriata del professore: “Quelli di Hamas sono degli assassini. Questo è tutto quello che sono. Dovrebbero essere uccisi tutti, e spero che vengano uccisi tutti”. Un’invettiva filmata dagli studenti e immediatamente pubblicata in rete, diventando così virale nel giro di poche ore. Ma in molte sequenze circolate in rete è scomparso il riferimento ad Hamas, lasciando così intendere la speranza di veder morire “tutti”, ossia i palestinesi. Il giorno dopo, l’amara scoperta: il docente è stato messo in congedo ed escluso dal campus. Come evidenziato dal Los Angeles Times, gli è stato anche detto che non avrebbe insegnato a nessuno studente universitario per il resto dell’anno.
Il professore ebreo è finito nel mirino anche di una petizione online che chiedeva all’USC di licenziarlo per il suo “comportamento razzista e xenofobo” e per aver promosso e incitato alla violenza contro i palestinesi. Raccolte più di 6.500 firme, a testimonianza della potenza delle bufale. Fortunatamente c’è anche chi ha scelto la strada del buonsenso, con una contro-petizione per chiedere il reintegro di Strauss che ha raccolto più di 9 mila firme nel giro di poche ore. Ma la tensione è alle stelle. Hussam Ayloush, direttore esecutivo del Council on American-Islamic Relations di Los Angeles, ha chiesto all’USC di avviare un’indagine su Strauss e di intraprendere azioni per proteggere “gli studenti musulmani, palestinesi e arabi, nonché tutti gli altri che sono presi di mira dall’odio e dalla violenza”. La caccia a Strauss per aver difeso Israele, in altri termini.
La decisione dell’Università della California è palesemente ostile all’obbligo dei luoghi di iscrizione di promuovere il dialogo e il dibattito, ma c’è un dettaglio che non possiamo non notare. Le decisioni draconiane vengono prese solo se di mezzo ci sono commenti pro-Israele. Nelle ultime settimane sono stati registrati tanti casi di professori pro-Gaza, con vere e proprie invettive – spesso violente – contro Israele e la sua classe politica. O come non citare le manifestazioni contro Tel Aviv con slogan come “Distruggi Israele” e “Morte agli ebrei”. Insomma, affermare che i campus a stelle e strisce abbiano un problema con Israele non è lontano dalla realtà.
Come ricordato dal Foglio, lo scorso 10 novembre un altro professore dell’Università della California, Osman Umarij, aveva attaccato frontalmente lo Stato ebraico: “I sionisti sono stati smascherati per i criminali e gli animali assetati di sangue che sono. Questo è un dono di Allah al mondo”. Sulla stessa lunghezza d’onda Sean Malloy, professore di Storia all’USC:“I liberal pensano che ‘Palestina libera’ significhi che ciò dovrebbe avvenire solo facendo appello alla moralità degli israeliani, ma invece è quello che stanno facendo i palestinesi, che si tratti di boicottaggio o di lotta armata o di coraggiosi parapendii oltre la recinzione per catturare i soldati israeliani”. Così, invece, subito dopo l’attacco del 7 ottobre, il docente Russell Rickford della Cornell University (New York):“Non bisogna essere un sostenitore di Hamas per riconoscerlo. Hamas ha cambiato i termini del dibattito. È stato inebriante. È stato inebriante, energizzante”. Ma l’elenco è lungo, lunghissimo. Ma nessun licenziamento. Un rimprovero neanche tanto convinto. Doppiopesismo allo stato puro.