Le battaglie personali messe in secondo piano e le posizioni a volte non allineate spesso motivo di isolamento. Un addio piombato all’improvviso, almeno agli occhi dell’opinione pubblica. Le dimissioni di Eleonora Evi da co-portavoce di Europa Verde sono il frutto di una lunga riflessione, di una presa di consapevolezza alla luce di una serie di eventi che ha messo in evidenza quella che dal suo punto di vista è una cultura interna non accettabile per un partito che si definisce progressista e molto attento alla questione femminile. Ed è stata lei stessa, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, a svelare diversi aneddoti che si sono accumulati nel tempo e che alla fine l’hanno portata a sbattere la porta in faccia al partito ambientalista.
Non un fatto particolare, ma un insieme di episodi per cui non ha potuto far altro che arrivare allo strappo. Un esempio? Evi ha lavorato molto sul disegno di legge del governo contro la carne coltivata, tra dichiarazioni di voto e interventi pubblici in cui ha manifestato la ferma contrarietà rispetto alla posizione dell’esecutivo. “Il mio partito ha preferito dare spazio e visibilità a un breve discorso di Bonelli invece di prendere in considerazione il mio lavoro“, ha spiegato.
Non c’è solo questo: a finire nel mirino di Evi è stato anche un post diffuso sui social incentrato su Angelo Bonelli, dipinto come il leader più presente in Parlamento. Una mossa che ha scatenato la reazione della deputata, secondo cui si trattava dell’ennesima uscita per dare visibilità a Bonelli e così a quel punto ha deciso di far sentire la propria voce: “In realtà la leader più presente ero io. Quando l’ho fatto notare, è stato fatto un nuovo post con le foto di entrambi e con la scritta ‘i leader più presenti’“. Un dietrofront che comunque non l’ha soddisfatta del tutto. “Ma come funziona? Se il leader più presente è un uomo merita un post tutto per sé, se invece si tratta di una donna, nel post dobbiamo essere per forza in due?“, ha aggiunto.
Tra le righe dell’intervista non può passare inosservata un’accusa assai pesante: “Quando ero in maternità, sono stata oscurata“. Le motivazioni sono chiare: pur continuando a lavorare era ovviamente meno presente in Aula. Su questo punto sarebbe necessaria una precisazione da parte dei vertici di Europa Verde, che a favore di telecamera si fanno paladini delle cause femministe e della parità di genere. Oltre a tutto ciò si aggiunge il capitolo della dialettica interna, con Evi che ha posto in risalto i problemi nati dopo aver difeso posizioni diverse da quelle sostenute da Bonelli.
Profonde divergenze erano emerse in occasione delle elezioni amministrative a Brescia: la deputata avrebbe voluto dare maggiore peso al gruppo locale (che aveva deciso di correre autonomamente) riconoscendo la libertà di agire. Ed è anche qui che ha notato di essere stata isolata. La decisione non sembrava essere gradita a Bonelli, motivo per cui “si è proceduto con un commissariamento“. Evi, in considerazione dell’autonomia dei territori, si era schierata con il gruppo locale la cui volontà in conclusione è stata tuttavia “calpestata“. La domanda sorge spontanea: le sue posizioni differenti hanno portato a oscurare completamente il suo ruolo di co-portavoce? “Se è così significa che Europa Verde ha un problema“, ha affermato Evi.
Evi ha intrapreso la linea dura, mettendo nel mirino quello che ha definito il partito personale di Angelo Bonelli e comunicando di non essere disposta ad accettare di ricoprire un ruolo di contorno rispetto al leader uomo. Ieri è scaduto il termine per il tesseramento e lei non ha rinnovato la tessera, ma l’intenzione è quella di restare nel gruppo Verdi-Sinistra italiana con cui è stata eletta. Resta comunque l’amara considerazione verso Bonelli, accusato di essersi comportato da maschilista “probabilmente neanche in maniera troppo consapevole“. In sostanza la deputata ha preso atto di essere di fronte a un allarmante segnale “di un qualcosa che è molto profondo e radicato nella nostra società“. E ha denunciato il silenzio assordante dopo aver sottolineato a disparità di trattamento. Non una bella pagina per chi predica bene e poi viene messo in imbarazzo dall’interno.