Roma non è stata scelta per l’Expo 2030. Anzi, ancora peggio. Roma era in concorso per Expo 2030 con Riyad e Busan ed è arrivata terza, riuscendo a conquistare meno consensi della città (bellissima) della Corea del Sud. Viste le circostanze, ringraziamo che la Capitale non è arrivata quarta su tre, perché visto il biglietto da visita col quale si presenta, la città amministrata da Roberto Gualtieri, che ha preso il testimone da Virginia Raggi, non era presentabile per una vetrina di quella portata. Certo, avrebbe portato lavoro, soldi e turismo a Roma, ma qualcuno davvero credeva che avrebbero assegnato l’Expo a una città in totale degrado e decadenza come la Capitale?
La candidatura di Roma risale al 2021, l’anno del passaggio di testimone tra Virginia Raggi e Roberto Gualtieri. Sono passati due anni, tempo che il sindaco attuale avrebbe avuto per sistemare le criticità più gravi della città. E, invece, niente è stato fatto. Anzi, Roma ha continuato il suo incedere a passi ampi e ben distesi verso la decadenza. Un amministratore lungimirante, cosa avrebbe fatto? Considerando che l’estate è il periodo di massimo afflusso di turismo, quando Roma è sotto gli occhi del mondo, avrebbe fatto il possibile per rendere la città presentabile o, comunque, almeno decente. E di estati per migliorare la situazione, Gualtieri, ne ha avuto due da quel settembre del 2021.
Invece a Roma, per le strade, ci sono giornate in cui si vedono passeggiare più cinghiali che turisti. E non nelle zone periferiche, ma a due passi dal Vaticano, nei pressi dei monumenti più simbolici di questa città. Per non parlare dei topi. Qualcuno potrebbe dire che i topi a Roma ci sono sempre stati: certo, e questo è impossibile negarlo. Ma se il Comune si fosse impegnato almeno un po’ di più nella pulizia della città, evitando che la spazzatura si accumulasse nelle strade, forse ci sarebbero stati meno animali. Tra topi e cinghiali, senza considerare i gabbiani che vanno a caccia di cibo nei cassonetti locali, i turisti rischiano di confondere Roma per uno zoosafari.
La spazzatura accumulata ai piedi del Colosseo, al Circo Massimo, alle spalle del Pantheon e nelle strade attorno alla Città del Vaticano, che costringe i turisti a fare gli slalom e attira gli animali non è nemmeno l’unico problema di Roma. Quale città che ambisce ad accogliere milioni di turisti da tutto il mondo si presenta alla votazione con le metropolitane che, quando funzionano, effettuano l’ultima corsa alle nove di sera? E sottolineare quando funzionano è fondamentale, perché almeno una volta al giorno si registrano blocchi sulle linee che, in una città grande come Roma, sono due. Milano, che ha un’estensione enormemente inferiore rispetto alla Capitale (182 chilometriquadrati contro 1.285 chilometriquadrati) ha quattro linee, Roma ne ha soltanto due.
Ma poniamo che Roma fosse riuscita a fare un lavoro talmente perfetto nell’organizzazione delle linee di superficie da non far rimpiangere la metro. Fattispecie impossibile, ma poniamo che ci fosse riuscita. Davvero Gualtieri ha pensato che presentarsi alla votazione per l’Expo con la stazione Termini in quelle condizioni sia stato furbo? Solo nell’ultimo anno le aggressioni armate a turisti, finite anche in modo tragico, sono state decine da parte degli sbandati che stazionano lì. Perché a un certo punto non è più nemmeno questione di decoro ma di sicurezza. Avere paura di uscire da una stazione perché esiste il concreto rischio di essere accoltellati o picchiati non è certo incoraggiante per un turista. Figuriamoci per chi deve decidere per l’assegnazione dell’Esposizione universale. L’Italia ha perso un’occasione, è vero. Ma le colpe vanno ricercate in Campidoglio, nell’attuale e nella precedente amministrazione, che ha portato Roma al declino totale.