Il festival di Sanremo – che «non significa niente e infatti ho partecipato con una canzone che non vuol dire nulla», come disse Rino Gaetano – è giunto alla 74a edizione e, ancora una volta, a condurre è un uomo, il Presentatore. Però quest’anno ci sono tre donne come accessori: le chiamano «co-conduttrici». Giorgia, che già vinse all’Ariston; Teresa Mannino, artista strepitosa; e poi è bastato annunciare Lorella Cuccarini che è partito il festival dell’odio via social. Se è facile accettare la quota Sud per la Mannino, la quota sinistra radical per Giorgia; la Cuccarini in quota più-o-meno-destra è inaccettabile. È stata sufficiente, quattro anni fa, una mezza frase non conforme al catechismo della Sinistra, corrente Pd-La7, per infamarla.
L’Italia, di cui Sanremo non è né lo specchio né la fotografia ma un arrangiamento orecchiabile, è così. Puoi avere una carriera di 40 anni, essere una super professionista, aver già condotto il festival con Pippo Baudo, ma se fai capire che Bella ciao non è la tua canzone del cuore diventi una supporter del peggior sovranismo. «I fascisti!». «La dittatura!». «Le mani della destra sulla cultura!».
Ma poi, fateci capire, la Ferragni andava bene e la Cuccarini no? Vi meritate una che esce dal Grande fratello.
Mah… Forse è vero. Al suo posto a questo punto dovevano chiamare la Cortellesi. Oppure pensare a una co-conduttrice simpatica. Chessò, Alberto Matano.