L’Iran lascia la Cop28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2023. Motivo? La presenza di Israele. La delegazione della Repubblica Islamica dell’Iran, guidata dal ministro dell’Energia Ali Akbar Mehrabian, ha infatti protestato contro la presenza dei funzionari di Tel Aviv alla Cop28, in corso a Dubai, abbandonando l’evento in segno di protesta. All’uscita dalla conferenza, il ministro dell’Energia iraniano ha dichiarato ai media che Teheran intende sfruttare l’opportunità offerta dalla conferenza internazionale ospitata a Dubai per fare luce sulla situazione umanitaria di Gaza e negoziare con le autorità e le delegazioni dei diversi Paesi al fine di difendere i palestinesi.
Scontro alla Conferenza sul clima dell’Onu
Mehrabian ha inoltre affermato che l’Iran sostiene che la partecipazione della delegazione israeliana alla Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite è in contrasto con gli obiettivi dichiarati della Cop28. La protesta di Teheran nei confronti di Tel Aviv si è concretizzata mentre scadeva il termine ultimo per rinnovare la pausa Israele e Hamas, innescando così la ripresa dei combattimenti nella Striscia di Gaza. Non è un mistero che l’Iran sia una delle nazioni più ostili a Israele nella regione. La Repubblica islamica, infatti, nata dopo la rivoluzione del 1979, non riconosce la legittimità dello stato ebraico, con cui ha interrotto ogni relazione diplomatica.
Ma al netto di dichiarazioni al vetriolo da parte di Teheran – la protesta al Cop28 rientra in questa narrazione del regime – l’Iran sembra voler evitare a tutti i costi uno scontro diretto con Tel Aviv e soprattutto con gli Stati Uniti. Come riportato dal New York Times il 29 novembre, infatti, né Washington né Teheran vogliono che il conflitto nella Striscia di Gaza scateni una guerra più ampia nella regione. C’è un problema, però: nelle settimane successive all’attacco del 7 ottobre guidato da Hamas contro Israele, le milizie appoggiate dall’Iran hanno lanciato più di 70 attacchi con razzi e droni contro le truppe statunitensi in Iraq e Siria. Il Pentagono, da parte sua, ha risposto con quattro serie di attacchi aerei, uccidendo almeno 15 persone, riferiscono i funzionari statunitensi. Il timore degli esperti è che un errore di calcolo possa far scoppiare una guerra più ampia.
Il deterioramento delle relazioni tra Iran e Israele
Le relazioni bilaterali tra Iran e Israele non sono sempre state pessime come nel periodo post-1979. Sotto la dinastia Pahlavi, che governò dal 1925 fino a quando fu rovesciata dalla rivoluzione del 1979, i legami tra Iran (allora Persia) e Israele erano infatti tutt’altro che ostili. L’Iran è stato, infatti, il secondo paese a maggioranza musulmana a riconoscere Israele dopo la sua fondazione nel 1948 ed era uno degli 11 membri del comitato speciale delle Nazioni Unite formato nel 1947 per elaborare una soluzione per la Palestina dopo la fine del controllo britannico del territorio. Tutto è cambiato con la rivoluzione islamica dell’Ayatollah Khomeini.