A 55 giorni dal 7 ottobre, nel settimo giorno di tregua a Gaza, il terrore ripiomba su Israele in una giornata segnata dalla visita di Antony Blinken e dalle trattative per il prolungamento della tregua a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi. A Gerusalemme, i terroristi di Hamas hanno aperto il fuoco a una fermata dell’autobus, uccidendo tre persone, tra cui un’insegnante di 24 anni, incinta, e un rabbino. Un secondo attentato è stato messo a segno al posto di blocco di Beqaot, nella valle del Giordano, dove un terrorista palestinese ha travolto con l’auto due soldati israeliani, loro feriti, lui morto.
Hamas e gli islamisti palestinesi sono tornati a spargere il terrore nel cuore dello Stato ebraico, proprio mentre le armi tacevano ieri a Gaza per altre 24 ore, risultato dell’intesa last minute raggiunta all’alba per la liberazione di altri ostaggi. Nuovo sangue israeliano è stato versato nel settimo giorno di tregua appena, dopo l’arrivo in Israele del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, tornato per la sesta volta dal 7 ottobre. Il capo della diplomazia statunitense ha definito «un successo» la pausa dei combattimenti a Gaza, e ha spinto per un un’estensione: «Vogliamo che continui», è la linea americana. Da Washington, poco dopo, la precisazione, un segnale di sintonia con Israele: «Al momento non sosteniamo un cessate il fuoco permanente. Vorremo che la pausa di 7 giorni si trasformasse in 8, 9, 10 e oltre».
L’obiettivo imminente è la liberazione di tutti gli ostaggi. Per questo le trattative, con la mediazione di Qatar ed Egitto, puntano a un prolungamento di almeno due giorni della tregua, con la speranza che si arrivi fino a domenica. Fino alla liberazione di tutti i rapiti. Una fonte vicina ad Hamas ha fatto trapelare la disponibilità ad allungare la tregua. I negoziati si svolgono in un clima incandescente. L’attentato alla fermata del bus, all’ingresso di Gerusalemme, l’uccisione di tre civili inermi – il rabbino Elimelech Waserman, 73 anni, giudice nella corte di Ashdod, Hanna Ifergan, preside di 67 anni, e Livia Dickman, incinta – provano che Hamas non intende retrocedere e mostra anzi di voler rialzare la testa. Il gruppo non solo ha rivendicato l’attentato, definito una «risposta» alla guerra a Gaza, ma ha chiesto «un’escalation della resistenza», chiamando eroi i due miliziani, uccisi nell’attacco, dopo l’intervento di due militari e un civile. I fratelli Nemer, di Gerusalemme Est, Ibrahim di 30 anni e Murad di 38, erano già finiti in carcere per attività terroristica, Murad per 10 anni con l’accusa di aver diretto il terrore dalla Striscia di Gaza. Il premier Netanyahu, che la prossima settimana torna sotto processo per corruzione, ha ordinato la demolizione delle loro abitazioni e il ministro per la sicurezza nazionale Ben Gvir, contrario alla tregua, ha accusato Hamas di aver violato l’intesa e chiesto di tornare alla guerra: «Con una mano Hamas firma una tregua, con l’altra manda terroristi a uccidere ebrei a Gerusalemme. Dobbiamo fermare i patti con il diavolo e tornare immediatamente alla battaglia, con inusitata forza». Per liberare gli ostaggi, però, serve allungare la tregua. Blinken ha visto Netanyahu e il presidente israeliano Herzog e ha poi incontrato il presidente dell’Anp, Abu Mazen. Ma Netanyahu è apparso inflessibile sulla ripresa della guerra: «Abbiamo giurato di eliminare Hamas. Niente ci fermerà». Se la tregua finirà – avverte Blinken – è «imperativo» proteggere i civili nel sud della Striscia di Gaza.