Troppo presto per incontrarsi. Troppe emozioni, sentimenti contrastanti, paure, dolore. Troppo presto, forse, per perdonare. Bisogna prepararsi prima di rivedere dietro le sbarre, accusato dell’omicidio della sua ex ragazza, un figlio che si credeva perfetto. Per questo i genitori di Filippo Turetta hanno preso tempo e ieri non si sono presentati come previsto nel carcere di Verona, dove è rinchiuso il 21enne che lo scorso 11 novembre ha ucciso Giulia Cecchettin.
L’avvocato Giovanni Caruso, che aveva ottenuto l’autorizzazione al colloquio, c’è andato da solo nel pomeriggio per cominciare a preparare la difesa dopo che lunedì il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia, limitandosi a brevi dichiarazioni spontanee in cui ha ammesso il delitto, dicendosi «affranto». Nicola Turetta ed Elisabetta Martini ci andranno tra qualche giorno, non appena saranno in grado di affrontare le implicazioni emotive del duro faccia a faccia grazie ad un aiuto psicologico, che verrà offerto anche al loro ragazzo in cella. Per capire, tutti e tre, quali sono le parole giuste da usare. Filippo, nel frattempo, è tranquillo, parla con il suo compagno di cella e al momento non ha fatto richieste particolari. Il cappellano del carcere, Paolo Crivelli, ha lanciato un appello «al silenzio»: «Bisogna rispettare il dolore delle persone che sono coinvolte in questa tragedia e lasciare che la giustizia possa fare con serenità il suo corso». Ma è un dramma che ha un’eco ancora troppo forte. Dal punto di vista giudiziario c’è ancora il nodo della premeditazione da sciogliere e quello sulla capacità di intendere e di volere di Filippo al momento del delitto. La frase pronunciata lunedì davanti al gip («Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera») potrebbe far pensare ai preparativi della battaglia per la seminfermità, ma in questa fase del procedimento, ancora in indagine, è improbabile che venga disposta una perizia psichiatrica per accertare l’eventuale incapacità, anche parziale. Un’eventualità che spaventa la famiglia di Giulia.
Per il momento, infatti, il legale non ha presentato alcuna istanza. Servirà semmai un lavoro difensivo con una consulenza di parte per arrivare ad una richiesta e ad un possibile accoglimento della perizia. La difesa della famiglia Cecchettin, intanto, preme affinché venga riconosciuto anche il reato di stalking. L’ipotesi è che prima dell’omicidio Giulia avesse manifestato sempre più ansia e paura che potesse succedergli qualcosa in seguito ai comportamenti dell’ex fidanzato. Ci sarebbero, in particolare, alcuni audio da cui emergerebbero quelle che l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di Elena Cecchettin, definisce «plurime e reiterate condotte che descrivono la fame di possesso di Turetta verso Giulia», spinta con sempre maggiore insistenza ad allontanarsi dalle sue amiche e dalla famiglia. I messaggi e le testimonianze che proverebbero il comportamento assillante di Filippo, potrebbero essere utili alla Procura di Venezia per ricostruire il movente dell’omicidio. Domani si svolgerà l’autopsia sul corpo della studentessa, dunque i funerali non si terranno sabato, come si era ipotizzato. Troppo stretti i tempi per ottenere il nulla osta della magistratura alla restituzione della salma e organizzare le esequie. Potrebbero essere lunedì, ma sarà il papà di Giulia a confermarlo, e si terranno nella Basilica di Santa Giustina a Padova. La chiesa di Vigonovo non avrebbe contenuto le migliaia di persone che arriveranno, e non solo dal Veneto, a dare l’ultimo saluto alla vittima di un femminicidio che più di ogni altro ha scosso le coscienze.