Violentata, picchiata, segregata per 700 giorni da due stallieri pakistani. Alla sbarra, a due anni dalla liberazione di una ragazza 19enne, A.S., Yasir Imran, 39 anni, arrestato assieme al fidanzato della vittima, Alì Roze, 31 anni, già condannato per sequestro di persona, violenza carnale, lesioni personali e maltrattamenti. Un incubo durato due anni per una ragazza tedesca, ma nata in Spagna, che comincia quando arriva con il fidanzato in Italia, a 17 anni, nel settembre del 2019.
Lei, Alexandra, chiamiamola così, è innamorata di Roze e lo segue fino a Cesano, a nord della capitale, dove lui ha trovato lavoro in un maneggio, il circolo La Melazza, come groom. Da tempo ci lavora anche Yasir, un parente. «Roze è sempre stato violento ma credevo potesse cambiare», spiega lei. Appena arrivata, invece, viene chiusa a chiave nella foresteria riservata agli addetti alle scuderie, dove è costretta a vivere con Yasir. Per cominciare i due le distruggono il cellulare e le sequestrano i documenti. Poi schiaffi e pugni al minimo cenno di ribellione. E ancora, violenze sessuali continue da parte di entrambi. Poche uscite all’esterno, sempre guardata a vista dagli stallieri che non le permettono di raccontare nulla ai proprietari del circolo. «Non mi facevano mettere vestiti scollati e con le maniche corte per non far vedere i lividi. Dai 17 anni ai 19, quando sono scappata, mi hanno seviziata e violentata continuamente», racconterà ai carabinieri di Cesano che l’hanno soccorsa assieme a un automobilista di passaggio. È il 27 maggio 2021 quando Alexandra, approfittando della distrazione dei suoi carcerieri, riesce a fuggire dall’agriturismo tra il lago di Martignano e Cesano. Corre come non ha corso mai la poveretta, in mezzo ai campi, superando la Cassia Veientana fino ad arrivare allo stradone delle caserme dove blocca un’auto. Roze, nel frattempo, la raggiunge e la strattona pesantemente. L’automobilista si mette in mezzo e la fa salire a bordo allontanandosi dal pakistano. Non conosce una parola di italiano ma le sue condizioni sono disperate. Denutrita, lividi ovunque, ferite, vestiti strappati. L’uomo alla guida si precipita in caserma dai carabinieri che, dopo averla calmata e rifocillata, la portano in una struttura protetta. Medicata al pronto soccorso, raccolte decine di prove, ascoltati i testimoni del circolo, ai militari non resta che fermare i due. La stanza prigione, senza finestre e con la porta sbarrata da un paletto, è in condizioni igienico sanitarie drammatiche. I pakistani non fanno resistenza e non negano le accuse. Roze, vari precedenti penali alle spalle, viene processato e condannato con rito abbreviato. A processo per gli stessi reati il compagno di stanza, Yasir. Alexandra, scossa dai due anni di violenze, dopo l’incidente probatorio tornerà in Germania.