Prosegue il processo di primo grado per il sequestro, l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Saman Abbas, la 18enne di origine pakistana scomparsa a Novellara (Reggio Emilia) la notte successiva al 30 aprile 2021, che si ritiene sia stata uccisa per essersi opposta al matrimonio forzato con un cugino più grande di lei.
Dopo la requisitoria in questi giorni gli avvocati dei cinque imputati stanno pronunciando le loro arringhe. Stamattina c’è stata l’arringa della difesa del cugino Ikram Ijaz e poi dello zio Danish Hasnain: si è quindi passati all’arringa per la madre Nazia Shaheen, ancora latitante, quindi per lei il processo di Reggio Emilia si sta svolgendo in contumacia.
L’avvocato di parte Simone Servillo ha chiesto che Nazia sia assolta “per non aver commesso il fatto”: “Quella sera Saman disse ai genitori che voleva andarsene di casa, loro pensavano che lo avrebbe fatto con Saqib Ayub. Alle 22.53 le telecamere ripresero Nazia uscire di casa con Saman: insieme parlarono del fatto che lei voleva andare via. Questa è un’informazione nuova, che ci ha dato Shabbar. Nazia voleva convincerla a non andare via: per lei, e anche per me Saqib è una brutta persona”.
Saqib Ayub è il giovane pakistano, all’epoca residente nel Frusinate, con cui Saman aveva allacciato una relazione: i due erano in procinto di sposarsi, eventualità che – è stato sempre detto – la famiglia non vedeva di buon occhio, dato che Saqib appartiene a una casta inferiore. Il giovane ha anche raccontato di aver ricevuto minacce dai famigliari legati agli Abbas, per sé e per i suoi parenti stretti.
Saqib è parte civile nel processo, mentre sul banco degli imputati, oltre a Nazia, ci sono il padre di Saman Shabbar Abbas, lo zio Danish, i cugini Ikram e Nomanoulaq Nomanoulaq. Danish, poco più di un anno fa, ha condotto la polizia penitenziaria sul luogo dell’occultamento del corpo, spiegando la sua versione: Danish ha detto di non essere stato presente al momento dell’omicidio, ma che i due cugini gli avrebbero riportato che sarebbe stato commesso da Nazia.
Questa tesi viene rigettata completamente da Servillo, sebbene sostenuta appunto dal legale di Danish Liborio Cataliotti. “Nei 57 secondi in cui Nazia sta fuori – ha chiosato Servillo – non è verosimile che l’abbia strangolata. Ma chi doveva incontrare Saman? A oggi nessuno lo sa. I genitori non sono stati in grado di dirlo: secondo Shabbar, lei doveva uscire per incontrare Saqib e andarsene. Dopo gli altri allontanamenti di Saman, sapevano che trattenerla sarebbe stato inutile”.
Intanto, a dicembre, proseguiranno le udienze. La sentenza sembra ancora lontana. È stato chiesto l’ergastolo per i genitori di Saman, 30 anni invece per lo zio e i cugini.