“Idroelettrico motore del sistema Italia: mettiamolo al centro dei programmi”

"Idroelettrico motore del sistema Italia: mettiamolo al centro dei programmi"

Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, 10 giorni fa insieme con altre sei Regioni, avete scritto ai quattro ministri competenti una lettera per sottolineare l’interesse dei territori e dei cittadini nel rinnovo delle concessioni di grande derivazione idroelettrica. Per tutta risposta il governo ha ritenuto di non affrontare la questione nel Cdm di martedì. Che cosa non ha funzionato? Perché non siete stati ascoltati?

«Naturalmente non siamo felici di questo ennesimo rinvio. Ma non è vero che le nostre proposte sono rimaste inascoltate. La bozza di normativa, che resta sul tavolo, conferma alla scadenza della concessione il passaggio al pubblico delle dighe, conferma i tre meccanismi di gara per la riassegnazione delle concessioni ai quali affianca la possibilità di riassegnare le concessioni mediante una trattativa con gli ex concessionari, utilizzando meccanismi che garantiscono per l’amministrazione locale il conseguimento di valori di mercato oltre alla tutela dei territori interessati. Quindi abbiamo ottenuto dei risultati importanti. Ora si tratta di dare seguito alla proposta».

Oggi l’energia prodotta dall’idroelettrico rappresenta il 40% di tutte le fonti di energia rinnovabile, in breve è la più importante e in Lombardia rappresenta il 30% del settore. Non ritiene che meriterebbe più attenzione da parte del governo centrale?

«Concordo, anche perché di tutte le fonti rinnovabili, l’idroelettrico è programmabile, non necessita di batterie e ha una filiera progettuale costruttiva consolidata, nella quale da sempre gli italiani fanno scuola nel mondo. Per questo è così centrale nei nostri progetti».

La vostra proposta, che il governo per ora ha congelato, è condivisa pressoché unanimemente dalla politica nazionale oltre che dal territorio. Non sarebbe il caso di accelerare l’interlocuzione con Bruxelles, ora che il confronto sul Pnrr ha raggiunto una meta condivisa?

«Lo ritengo necessario. La nuova norma potrebbe avere una funzione di acceleratore importante per gli investimenti, tutti privati, quantificabili in almeno 15 miliardi, su un asset che, ribadisco, è strategico per l’Italia intera».

Per quale motivo ritenete inopportuno mettere tutte le concessioni a gara? Non sarebbe una garanzia di concorrenza ed efficienza?

«Noi non mettiamo in discussione la possibilità di procedere alla riassegnazione mediante gara, ma consentiamo alle Regioni di scegliere quale procedura di riassegnazione utilizzare su ogni singola concessione o gruppi di concessioni».

Se la proposta diventasse legge, come fareste a garantirvi adeguati profili di redditività e sostenibilità?

«È proprio la norma in discussione che, indipendentemente dalla procedura utilizzata, è costruita per garantire in ogni caso gli adeguati profili di redditività, sostenibilità e, aggiungo, le giuste compensazioni territoriali ed ambientali per un’attività non delocalizzabile».

In che misura la vostra richiesta è compatibile con il Pnrr, dal momento che il ministro Raffaele Fitto si è detto fermamente contrario?

«Non mi risulta che sia contrario in assoluto, anzi. Per noi la proposta è compatibile comunque con quanto previsto nel Pnrr. Si tratta soltanto di farla calare nel modo giusto dentro il Piano. E Fitto ha dimostrato di saper gestire l’interlocuzione con Bruxelles nel modo più appropriato, per questo abbiamo fiducia nel suo operato».

Fontana, anche per le bollette tutelate si prospetta la fine: per molte famiglie e molte imprese della Regione, che ricordo vanta il Pil più importante del Paese, può diventare un problema?

«Il contesto socio-economico attuale necessita di forte attenzione, in primis per le famiglie. Del mercato tutelato, infatti, non fanno parte le imprese, ma ci sono 9 milioni di famiglie, un terzo del totale, di cui la metà sono soggetti vulnerabili. Per queste ultime sarà sempre garantita una tutela, per le altre penso sia necessario gestire una fase di transizione».

Qualora il governo decidesse di non introdurre la proroga auspicata, che cosa può fare la Regione Lombardia per andare incontro ai suoi cittadini?

«Ci stiamo già muovendo. Oltre alla valorizzazione dell’idroelettrico, Regione Lombardia è da anni attiva con bandi sul risparmio energetico, sul fotovoltaico, sui sistemi di accumulo domestico e abbiamo già attivato una manifestazione di interesse per le Comunità Energetiche, sia mediante lo stanziamento di fondi, sia attraverso un gruppo di lavoro che è a disposizione per l’assistenza tecnico-amministrativa, finalizzata all’avvio delle Comunità energetiche».

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