Più che un cavallo di battaglia è un ronzino sgangherato. Parliamo del reddito di cittadinanza. Il M5s lo nasconde nelle slide della contromanovra e lo ripropone in un emendamento alla legge di bilancio. Una copertura mediatica distante anni luce dai tempi in cui la misura rappresentava l’essenza stessa della proposta politica grillina. E così, il sussidio, nella narrazione alternativa dei Cinque Stelle passa in secondo piano. Quasi come se Giuseppe Conte e i suoi se ne vergognassero. Altro che l’abolizione della povertà millantata da Luigi Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi all’atto dell’approvazione del Rdc. La musica è cambiata. E si vede dalle quindici slide con cui i pentastellati hanno presentato la loro «manovra giusta» mercoledì scorso in una conferenza stampa. La cosiddetta contromanovra, alternativa alla finanziaria del governo di Giorgia Meloni. Andiamo subito allo specchietto numero otto, quello dedicato a «lavoro, pensioni e politiche sociali». C’è il salario minimo legale, la nuova lotta simbolo, intrapresa insieme agli alleati-avversari del Pd. Poi c’è lo «stop al taglio delle pensioni». E ancora «aumento buste paga» e «riduzione orario di lavoro a parità di salario». Quindi «fondi sicurezza lavoro» e «contrasto tagli e aumento fondi disabilità». Il Reddito di cittadinanza non si trova. Anzi c’è, ma è in ombra. Sotto la dicitura, generica, di «misure di contrasto alla povertà». Forse Conte ha capito che si è esaurita la spinta propulsiva della battaglia sul sussidio, vessillo del M5s fin dai tempi in cui a comandare era Beppe Grillo. Dopo quasi un’ora di conferenza stampa sulla manovra giusta, la parola magica fa capolino dopo un’oretta. La pronuncia il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri: «In questa legge di bilancio abbiamo riproposto un emendamento che ristabilisca il principio iniziale del reddito di cittadinanza». Quasi come a voler smorzare la portata della legge spot del grillismo. Il Rdc è superato perfino dal Superbonus, che merita una menzione nelle slide contiane alla voce «Sblocco crediti edilizi». Conte si è messo l’anima in pace e le brigate di cittadinanza di Grillo sembrano già un ricordo, diluite nel burocratese delle «misure di contrasto alla povertà».
In effetti appare impossibile il ritorno di fiamma del Rdc. Così il M5s si è limitato all’emendamento di testimonianza alla manovra, presentato in Commissione Bilancio al Senato. Il testo parla di «Ripristino del Reddito di Cittadinanza» ed è quasi speculare alla misura abolita dal governo Meloni. Solo che il documento è finito nel dimenticatoio, in un faldone di quasi mille emendamenti grillini alla legge di bilancio. Magari è tempo di voltare pagina, perfino sulla battaglia più iconica.