Lavrov al vertice Osce. Cosa significa la mossa di Mosca

Lavrov al vertice Osce. Cosa significa la mossa di Mosca

La presenza del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov alla riunione dell’Osce diventa un caso diplomatico. Il ministro degli esteri polacco, Szymon Szynkowski vel Sek, ha annunciato di non prendere parte alla riunione di Skopje, in Macedonia del nord, ritenendo “inaccettabile” la presenza del capo della diplomazia del Paese che ha invaso l’Ucraina.

La mossa di Varsavia giunge dopo l’analoga presa di posizione dell’Ucraina e dei Paesi baltici. Ieri, i ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia e Lituania avevano infatti dichiarato la loro intenzione di non partecipare all’incontro interministeriale del Consiglio dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa per non “legittimare un Paese aggressore, la Russia, come membro a pieno titolo della nostra comunità di nazioni libere“.

La mossa dei baltici, come anche quella della Polonia, erano preventivabili. Lo ha confermato lo stesso ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che ieri ha definito “ovvie” le recriminazioni di quei Paesi in prima linea nella sfida tra Mosca e Occidente. Tuttavia, se la notizia di queste defezioni rientra pienamente nelle tensioni tra le capitali baltiche e Mosca, quello che appare interessante è anche l’uso che sta facendo il Cremlino di questa presenza di Lavrov al vertice in Macedonia. Come spiega infatti il Corriere della Sera, la presenza fisica del ministro russo rappresenta il frutto di un abile lavoro diplomatico della Federazione Russa, che ha reso necessario che Lavrov andasse a Skopje per votare sulla futura presidenza di turno dell’Osce. La Macedonia ha dato il via libera, e questo ha fatto sì che la diplomazia moscovita sia tornata nuovamente sul palcoscenico di un meeting in cui sono presenti esponenti del mondo occidentale.

La portavoce di Lavrov, Maria Zakharova, ha messo il carico da novanta sull’imbarazzo latente che si respira per l’incontro macedone. Ha detto di avere “molte richieste di incontri bilaterali” e poi ha accusato i Paesi occidentali che “nei confronti della Russia è stata compiuta ogni sorta d’intrigo” in vista del summit. L’Alto rappresentate dell’Ue, Josep Borrell, e il segretario di Stato Usa Anthony Blinken hanno confermato la loro presenza ma anche il fatto che non avranno interazioni dirette col rappresentante russo. Tuttavia, non si può negare che la presenza di un uomo così importante degli apparati russi, indiscusso protagonista della politica estera di Vladimir Putin, sia un elemento che non può che provocare una certa frizione in un sistema, quello occidentale, che appare sempre meno incisivo nel negare spazi di manovra al Cremlino. Anche sul palcoscenico internazionale.

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