Kiev: “Veleno alla moglie del capo dei servizi”. Helsinki, confini chiusi

Marianna Budanova in una foto tratta dal suo canale YouTube.

C’è un avvelenamento deliberato da metalli pesanti dietro la grave intossicazione che ha colpito Marianna Budanova moglie del capo dei servizi segreti militari ucraini Kyrylo Budanov e diversi funzionari della stessa intelligence, e la prima sospettata per questa azione ostile è la Russia. Secondo fonti del ministero della Difesa di Kiev, l’avvelenamento è stato attuato attraverso il cibo con sostanze che non sono reperibili nella normale quotidianità e nemmeno in ambiti militari. Marianna Budanova, che dal giorno dell’invasione russa dell’Ucraina vive con il marito presso il suo ufficio nella capitale, è stata ricoverata in ospedale: le sue condizioni sarebbero in miglioramento.

Il pensiero corre ai ben noti casi di avvelenamento ai danni di nemici di Vladimir Putin. Dal clamoroso assassinio di Alexander Litvinenko a Londra con il polonio radioattivo nel 2006, al fallito tentativo di uccidere Aleksei Navalny con un agente nervino nel 2020, fino al mal gestito attentato alla vita della ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia Yulia a Salisbury in Inghilterra, sempre usando un agente nervino, nel 2018, che costò la vita a un cittadino britannico estraneo alla vicenda. Ma in Ucraina si ricordano bene di come il veleno fu anche protagonista di un grave attentato con la diossina che sfigurò nel 2004 Viktor Yushcenko, candidato alla presidenza della Repubblica che si opponeva al filorusso Viktor Yanukovych.

Non serviva comunque il veleno per danneggiare ulteriormente le relazioni russo-ucraine. Il cui catastrofico stato dopo l’aggressione del febbraio 2022 si ripercuote su quelle tra Mosca e l’Occidente tutto, che Putin nella sua propaganda pretende di incolpare di «russofobia» e di volontà aggressiva contro la Russia, capovolgendo i fatti. Lo ha fatto anche ieri, dichiarando che «la russofobia e altre forme di razzismo e neonazismo sono diventate l’ideologia ufficiale delle élite dominanti occidentali».

Intanto, la presenza del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov prevista in settimana al vertice Osce in Macedonia del Nord ha spinto l’Ucraina e le tre Repubbliche baltiche a boicottare il summit. Non solo. Continua e si aggrava la crisi tra Mosca e la Finlandia, dopo che Helsinki ha annunciato la chiusura anche dell’ultimo posto di frontiera con la Russia in seguito all’anomalo afflusso di centinaia di migranti registrato in queste settimane. È evidente l’intenzione russa non solo di «punire» la Finlandia per la sua recente adesione alla Nato, ma più in generale di alimentare il risentimento degli elettori dei Paesi europei sospingendoli a votare per un’estrema destra filorussa e ostile al sostegno a Kiev. Il recente caso olandese, stimolato da una reazione al dramma di Israele e Gaza cui Putin non è estraneo, parla chiaro. Così come l’annuncio fatto ieri dal capo della giunta filorussa del Niger dell’abrogazione di una legge del 2015 che serviva a contenere l’afflusso di migranti verso le coste mediterranee della Libia. A Mosca pensano che più aumenterà la pressione islamica sull’Europa, più gli elettori si affideranno ai loro amici ultranazionalisti: e purtroppo non sbagliano.

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