“Bimbi picchiati e senza cibo. Torturati coi video delle stragi”

"Bimbi picchiati e senza cibo. Torturati coi video delle stragi"

Picchiato dai civili appena arrivato a Gaza, dove è cominciata la sua prigionia di un mese e mezzo, di cui 16 giorni lasciato in completo isolamento. Poi minacciato con i fucili dai terroristi di Hamas ogni volta che piangeva. Infine costretto dai suoi aguzzini a vedere i video del massacro del 7 ottobre. Il racconto degli orrori degli ostaggi israeliani liberati si è arricchito di nuove testimonianze choc da parte dei più piccoli, i bambini. A partire dal piccolo Eitan Yahalomi, 12 anni, che ieri ha vissuto il suo primo giorno di libertà all’ospedale Ichilov di Tel Aviv, dove ha riabbracciato la mamma e le sorelle, in attesa del ritorno del padre, ancora a Gaza nelle mani dei terroristi.

La piccola Emily Hand, 9 anni, da quando è tornata in Israele, sussurra a voce bassissima, come l’hanno costretta i miliziani di Hamas per non fare rumore durante la prigionia. È smagrita, pallida e il padre racconta che pensa di essere rimasta ostaggio «per un anno», tanto lungo le è sembrato un mese e mezzo e mezzo, tempo in cui parole della bimba è stata tenuta «in una scatola», un luogo evidentemente angusto, di «tortura» come le gabbie dentro le quali, secondo il Forum delle famiglie, sono state imprigionate alcune delle israeliane rapite. Sua mamma Raaya è ancora prigioniera a Gaza. Ma il momento più difficile lo hanno vissuto Noam, 17 anni, e la sorella Alma Or, 13, a cui la nonna ha dovuto spiegare che la mamma è stata uccisa durante il pogrom di Hamas.

Sono racconti di orrori che si aggiungono agli orrori del 7 ottobre quelli che stanno emergendo dalle testimonianze dei più piccoli, in gran parte rientrati in Israele. Mancano ancora all’appello Ariel, 4 anni, e il fratello Kfir Bibas, il più piccolo degli ostaggi, 10 mesi, catturato da Hamas insieme alla madre, mentre il padre veniva sequestrato ma separato dalla famiglia. La zia è preoccupata: «Spero non li tengano come trofeo».

La tregua proseguirà fino all’alba di domani, prolungata di due giorni oltre ai 4 inizialmente frutto dell’accordo. Altri 12 ostaggi, 10 israeliani e due thailandesi sono tornati in Israele ieri, quinto giorno di combattimenti sospesi. Tra loro nove donne, dai 36 agli 84 anni, e la diciassettenne Mia Leimberg, tutte tornate a casa in cambio di 30 detenuti palestinesi (15 donne e 15 minori). La ragazza è stata liberata insieme alla madre Gabriela e al cane Bella. Al suo fianco c’erano un miliziano di Hamas e uno della Jihad islamica, per la prima volta presente all’operazione con le Brigate Al-Quds, suo braccio armato, e alle Brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas. Sono almeno 5, secondo la Bbc, i gruppi che si sono uniti a Hamas il 7 ottobre.

La conta degli ostaggi liberati ha raggiunto quota 85 mentre circa 150 restano in mano a Hamas e ad altri gruppi islamisti. Sono almeno 5, secondo la Bbc, i gruppi armati palestinesi che si sono uniti a Hamas il 7 ottobre. Israele sostiene che non prolungherà la tregua oltre domenica. E nulla è scontato ancora in queste ore. L’esercito ha accusato Hamas di aver violato la tregua facendo esplodere tre ordigni che hanno ferito in modo lieve tre soldati in due località nel nord della Striscia. In un caso, i terroristi «hanno aperto il fuoco contro le truppe, che hanno risposto», tanto che il ministro per la Sicurezza Ben-Gvir ha chiesto al premier Netanyahu di riprendere la guerra. Le Brigate Al Qassam rispondono di aver subìto per prime l’attacco. E dopo la visita in Israele di Elon Musk, proprietario di X, Hamas invita il miliardario a Gaza per vedere «la distruzione dei raid». Oltre ai 2mila camion entrati nella Striscia, ieri è atterrato in Egitto il primo di tre aerei di aiuti dagli Usa.

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