Un vero e proprio assist quello di Detusche Bank nei confronti dell’ex presidente Usa, Donald Trump nell’ambito della causa per frode intentata contro il candidato repubblicano alla Casa Bianca. Come riportato da Bloomberg, infatti, un dirigente della banca tedesca ha reso una testimonianza che potrebbe sostenere la difesa di Trump nel suo processo per frode a New York, affermando che i potenziali clienti possono ottenere prestiti anche dopo aver dichiarato un patrimonio netto molto più alto dei calcoli dell’istituto di credito. David Williams, che curato almeno uno dei tre prestiti concessi da Deutsche Bank a Trump negli anni precedenti la sua elezione a presidente, avvenuta nel 2016, ha testimoniato che è “atipico, ma non del tutto inusuale” che la banca riduca del 50% il valore patrimoniale dichiarato di un cliente e approvi comunque un prestito, come ha fatto la banca tedesca con Trump.
La testimonianza “scagiona” l’ex presidente Usa
La testimonianza mette in grande crisi l’accusa del procuratore generale di New York, Letitia James, secondo la quale l’ex presidente Trump avrebbe frodato la banca tedesca. Dal canto suo il tycoon, che nega ogni accusa e di aver commesso illeciti, oltre a sostenere che la causa è motivata politicamente, chiamerà a testimoniare quattro attuali ed ex dipendenti della Deutsche Bank – tra cui l’ex banchiere privato di famiglia, Rosemary Vrablic – come parte della sua difesa, cercando di ribaltare le accuse del procuratore generale. E al primo round del processo, l’ex presidente ha portato a casa una vittoria importante grazie alla preziosa testimonianza fornita da David Williams. “Come parte della nostra due diligence, sottoponiamo il valore patrimoniale di un cliente a rettifiche“, ha dichiarato il dirigente di Deutsche Bank. “Fa parte del nostro processo di sottoscrizione e lo applichiamo a tutti i clienti, indipendentemente da ciò che viene dichiarato“. “Una differenza di opinione sul valore degli asset tra il cliente e la banca è un fattore squalificante per estendere il credito?” ha chiesto Jesus Suarez, avvocato di Trump, a Williams. “No. È solo una differenza di opinioni“, ha continuato Williams.
L’inchiesta a carico di Trump
Il tycoon è accusato – insieme ai figli Eric e Donald Jr. – di aver gonfiato per anni il valore del patrimonio immobiliare e finanziario della sua azienda per ottenere prestiti dalle banche per centinaia di milioni di dollari. Secondo Trump, che ha definito una “caccia alle streghe” l’indagine del procuratore James, nessuna banca è stata vittima della presunta valutazione gonfiata e i vari finanziatori hanno guadagnato milioni di dollari in interessi sui prestiti. Sette i capi d’accusa contro Donald e i figli: dalla frode alla falsificazione di documenti aziendali e finanziari, fino alla cospirazione. Il procuratore generale ha chiesto una sanzione di 250 milioni di dollari, pari – a suo dire – a quanto guadagnato illegalmente dalle false dichiarazioni finanziarie fornite dalla famiglia Trump.