Tumore alla bocca, ecco come funziona il “test dello spazzolino”

Tumore alla bocca, ecco come funziona il "test dello spazzolino"

Grazie ai passi avanti della medicina, d’ora in poi sarà possibile scovare una forma molto subdola di tumore con la prevenzione e screening precoci nella maniera più semplice ma allo stesso tempo efficace possibile: stiamo parlando di quello alla bocca (o cavo orale) che comprende tutta l’area con faringe, laringe, ghiandole salivari, cavità nasali e seni paranasali.

Come si esegue il test

Grazie a un semplice spazzolino con delle setole (simile a quello con cui si lavano i denti) sarà possibile raccogliere campioni nell’area sospetta con l’eventuale lesione: lingua, palato o guancia. A quel punto il campione andrà inserito all’interno di una provetta, conservato all’interno di una soluzione che lo mantenga a temperatura ambiente e spedito in laboratorio dove verrà sequenziato e analizzato tramite le informazioni bioinformatiche per quantificare “il livello di metilazione del DNA nei 13 geni associati alla malattia. Viene quindi eseguito un calcolo che, mediante un algoritmo brevettato, genera un punteggio di rischio di sviluppare un cancro orale“, hanno spiegato gli esperti di Studium Genetics che hanno sviluppato il test in collaborazione con l’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano (Gruppo San Donato) come partner per la ricerca.

L’importanza della prevenzione

Gli ottimi risultati preliminari consentiranno di accelerare i tempi per introdurre questo sistema nella ricerca e nella pratica clinica. Allo stato attuale, soltanto una biopsia consente di scovare il tumore alla bocca dopo una visita specialistica ma spesso, nonostante qualche sospetto, gli stessi pazienti si rifiutano di sottoporsi a un esame così invasivo. “Il carcinoma orale a cellule squamose (OSCC) è una condizione non sempre facilmente individuabile, soprattutto se di natura precancerosa“, spiegano i ricercatori.

I numeri dei tumori alla bocca

In tutto il mondo si segnalano circa 750mila casi l’anno con una mortalità, entro i cinque anni dalla comparsa della malattia, del 60%. Inoltre, il rischio di ricaduta dopo un intervento chirurgico varia dal 17% al 30% ed è più elevato e più alto di qualsiasi altro tipo di tumore. Gli stadi del tumore vanno da uno a quattro: nei primi due c’è un ancora un buon tasso di sopravvivenza rispetto a terzo e quarto stadio “che presentano un alto tasso di recidiva e una mortalità del 50% entro cinque anni. Purtroppo, due terzi dei casi vengono diagnosticati allo stadio III e IV in una fase avanzata, dove l’intervento chirurgico demolitivo e ricostruttivo può essere molto impattante sull’anatomia, sulle funzionalità, ma anche sulla psiche del paziente stesso”. hanno dichiarato il prof. Giorgo Gastaldi, responsabile della riabilitazione protesica maxillo-facciale nei pazienti oncologici e il prof. Silvio Abati responsabile della Medicina e Patologia Orale all’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano.

Chi rischia di più

Il nuovo test si rivolge soprattutto a chi ha superato i 40 anni d’età ma soprattutto a quelle categorie di persone che consumano regolarmente bevande alcoliche, che fumano e che “presentano leucoplachia, eritroplachia, lichen planus orale o qualsiasi lesione orale sospetta”. Come detto, è fondamentale anche per i pazienti che sono stati interessati in precedenza da un tumore del cavo orale per individuare tempestivamente eventuali recidice che aumentano esponenzialmente il rischio di morte.

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