Ci sono sceneggiature di film e serie tv che sembrano assurde, tanto sono surreali e costruite su fatti troppo fantasiosi per essere verosimili. E poi c’è la realtà, che scombina ogni logica, e riesce di gran lunga a superare la fantasia. Del resto quanto accaduto il 7 ottobre scorso è andato ben oltre ad ogni film realizzato a Israele, Gaza e dintorni. Ed ora la storia di Roni Kriboi, il cittadino israelo-russo rapito da Hamas e liberato l’altro ieri dopo le pressioni dirette di Putin, entra di diritto in questa categoria: si salva dalla mattanza, viene rapito, viene colpito da un bombardamento, fugge vagando per giorni, di nuovo catturato, rischia una brutta fine ma alla fine torna libero. Sipario e lieto fine.
Roni, 25 anni, stava lavorando come tecnico del suono al festival musicale nel Negev. Era sereno, come tutti gli altri ragazzi, fino all’arrivo delle squadracce di Hamas. Esecuzioni, violenze, stupri, caccia all’uomo senza pietà. Scene terribili. Lui riesce a nascondersi ma dopo la strage viene scoperto e rapito dai terroristi. Come raccontato dopo la liberazione dalla zia Yelena Magid, viene portato in un condominio di Gaza dove è tenuto in ostaggio. L’edificio viene colpito da un bombardamento e crolla, Roni rimane sotto le macerie. È ferito ma salvo. E nonostante le contusioni pensa possa essere l’occasione per tornare in libertà ed emerso dalle macerie scappa. Si nasconde dove può, non mangia, non dorme. I missili israeliani continuano a colpire la Striscia e lui cerca di allontanarsi. «Ha pensato che l’unica soluzione fosse riuscire ad allontanarsi, raggiungere Israele a piedi. Ma non aveva i mezzi per capire dove si trovava e in che direzione andare, non poteva muoversi per le strade senza essere riconosciuto dagli abitanti di Gaza. Era come in un film. Era solo», ha raccontato la zia. E dopo quattro giorni di fuga disperata alla ricerca del confine, con il terrore di essere scoperto dagli uomini di Hamas, viene visto da alcuni abitanti di Gaza. Un occidentale, con i capelli lunghi e biondi, per giunta ferito. Un bersaglio. Viene catturato e riconsegnato ai miliziani e se la vede brutta davvero. Teme una ritorsione. Fine del sogno? No, la sceneggiatura per lui prevede un finale a sorpresa.
I vertici russi trattano. Putin in persona, dall’alto della sua ambiguità, chiama direttamente i vertici di Hamas. E Roni, unico giovane uomo tra donne, bambini e anziani, domenica sera viene liberato. Acciaccato, terrorizzato. Ma salvo e libero, finalmente. La sua storia incredibile è un segnale di speranza per le tante famiglie che aspettano i loro cari col fiato sospeso. La vita non è un film. Ma vale la pensa sperare perché, a volte, la realtà supera la fantasia. E può anche regalare un lieto fine.