Da una parte c’è un allenatore che ha vinto tutte le sfide, dentro e fuori dall’Inter, meno quella più importante. Nessuno discute più Simone Inzaghi, che solo ad aprile era per molti la causa unica delle difficoltà nerazzurre. Certo, gli manca lo scudetto, ma quello, almeno fino a maggio, può solo essere un obiettivo.
Dall’altra parte c’è un allenatore che di scudetti ne ha vinti addirittura 6, eppure tutti discutiamo e spesso critichiamo. Vincere evidentemente non basta e figuriamoci se Allegri e la Juventus non dovessero farlo nemmeno quest’anno, il più difficile e complicato, senza mercato e la preoccupazione della proprietà rivolta più ai conti che al campo, eppure mai come in questo terzo tentativo Allegri è tornato tanto vicino alla vetta. «Era da tre anni che non giocavamo per il primo posto, io da cinque, visto che per due sono rimasto fermo», ha confidato.
In campo hanno evitato di farsi male davvero, dribblando la sconfitta. Ma la vera doccia fredda, Juventus e Inter l’hanno evitata negli spogliatoi dello Stadium, impianto idrico fuori uso e piuttosto che lavarsi con l’acqua fredda, ciascuno è tornato a casa propria per lavarsi.
La cosa strana è che ci sia stato chi si è sorpreso del non gioco che per ampi tratti ha segnato la partita: Allegri aspetta, Inzaghi anche: cos’altro poteva nascere? La vera differenza sta nel come lo fanno e soprattutto in come ripartono. Quello dell’Inter sa essere calcio totale, che piace. Quello della Juventus, almeno fin qui, è stato più un gioco di sorprese e rasoiate. Ma che, a oggi, ha fruttato più o meno gli stessi punti.
Eppure a Torino cresce la voglia di Antonio Conte e si moltiplicano i rumori sul suo ritorno, di certo alimentati anche dalle recenti parole pronunciate all’università di Lecce («i matrimoni si fanno in due, puoi sempre sognare e sperare di sposarti un’altra volta»), che ad Allegri non hanno fatto granché piacere.
Avanti così, in fila indiana. Almeno per ora, ma fino a quando? Venerdì la Juventus gioca a Monza, contro un avversario che l’anno scorso l’ha battuta due volte. Domenica l’Inter sarà a Napoli, a testare il nuovo corso di Mazzarri. Prima però, c’è la trasferta di Lisbona, sempre senza Pavard e Bastoni, che a dispetto della qualificazione già raggiunta, non sarà una gita, perché ci sono da inseguire il primo posto nel girone e i premi Uefa, nello specifico 2,8 milioni per l’eventuale vittoria.