Vendola torna in campo. “Ma non mi candiderò”

L'irresistibile profumo della politica

Mao in cucina, la Madonna in camera da letto e Fratoianni a bottega. Dalla casa di Campo de’ Fiori, dove convivono la Vergine e il «Grande Timoniere» della Cina comunista, al ritorno alla politica attiva. Ancora una volta insieme a Nicola Fratoianni. Ma a ruoli invertiti. Nichi Vendola ha «inventato» l’attuale leader di Sinistra Italiana e l’allievo ha «scongelato» il maestro a Perugia. Fratoianni è composto e sacrale. Dal palco del congresso bulgaro di Si, il deputato è stato eletto segretario per la terza volta, annuncia una novità che più vecchia non si può. Vendola sarà presidente del partito. L’ex presidente della Regione Puglia siede in prima fila, a metà tra l’imbarazzo e la commozione. Si alza, si risiede. Si alza di nuovo quando i delegati intonano il coro «Nichi! Nichi!». «Nichi Vendola è una grande risorsa di questo Paese e il fatto che abbia accettato la richiesta che gli ho fatto di tornare a dare una mano attivamente nel partito è una bellissima notizia», scandisce Fratoianni parlando con i cronisti a margine dei lavori. Poi rassicura tutti: «Vendola ha scelto di non misurarsi con le istituzioni in questa fase, fino a quando non avrà definito nel modo migliore, e certamente sarà così, una vicenda giudiziaria che lo riguarda». Nichi non si candiderà alle europee del 2024. Il processo è quello di Taranto sull’Ex Ilva, dove Vendola è stato condannato nel 2021 a tre anni e sei mesi per concussione aggravata in concorso. Secondo l’accusa, l’ex presidente pugliese avrebbe costretto l’ex presidente di Arpa Puglia ad ammorbidire la posizione dell’agenzia regionale per l’ambiente nei confronti delle emissioni dannose prodotte dall’impianto siderurgico tarantino. A gennaio scorso Vendola ha fatto appello, ma questa è un’altra storia. Ora si parla di nuovo di politica. Non se ne parlava dalla fine del 2016, quando l’ex governatore sciolse Sinistra Ecologia e Libertà per aderire a Sinistra Italiana. Da comprimario dell’erede Fratoianni.

E però Vendola non ha perso lo smalto dell’oratore, un po’ involuto ma certamente carismatico, che lo aveva reso famoso negli anni ruggenti della ribalta nazionale e perfino internazionale. «Non possiamo abbandonarci alla depressione, al rimpianto o alla nostalgia. Questo è tempo di tornare a casa per rimetterci in cammino», dice il neo presidente di Si, messianico. Poi anche lui rassicura: «Non mi candido, ma torno alla politica attiva». Vendola, che è poeta, bibliofilo incallito e scrittore prolifico, tratteggia scenari che manco Checco Zalone e Maurizio Crozza nelle loro imitazioni dell’ex governatore. Vuole «mettere al centro una idea ecopacifista della realtà e di de-costruzione dell’ordine patriarca». È preoccupato per la riscossa di Donald Trump in America e per la vittoria di Javier Milei in Argentina. Senza dimenticare «i fascisti in Olanda». Contro l’«onda nera» che monta, incarnata anche dalla «natura profondamente fascista» del Matteo Salvini precettatore di scioperi. Poi l’attacco alla premier Giorgia Meloni: «Non ho visto da lei nessuna solidarietà nei confronti delle donne vittime» della «performance maschilista e sessista del suo compagno». Quindi l’equidistanza tra «i bambini di Israele e i bambini di Gaza» e le riserve sul campo largo e un suo ipotetico federatore: «Serve prima la politica». Quella che in questi anni Vendola ha trascurato per dedicarsi alla famiglia e al figlio Tobia, avuto in California da gestazione per altri insieme al compagno Ed Testa, grafico canadese con cui convive a Roma. E pensare che l’ex comunista Nichi, nomignolo affibbiatogli da mamma e papà ammiratori del leader sovietico Nikita Kruscev, nel 2010 per la Bbc era l’«Obama italiano». Ora è lo sparring partner di Fratoianni.

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