Sono pronte a debuttare le “pagelle” per i magistrati con tanto di giudizi e soprattutto di bocciatura. Le toghe finiscono così sotto esame, con una serie di valutazioni (ogni quattro anni) sul loro operato che negli scenari negativi può portare anche alla dispensa dal servizio. Chi segue il dossier dal dicastero della Giustizia tiene a sottolineare che sullo sfondo non vi è affatto alcuna volontà punitiva ma, come riporta Il Messaggero, il solo obiettivodi porre la parola fine “alla discrezionalità eccessiva con cui certe scelte sono state fatte finora“.
Il focus riguarda anche l’individuazione dei ruoli di vertice, non solo per quanto riguarda le presidenze dei tribunali ma pure la guida delle procure. Le novità vanno dall’anzianità del magistrato alle valutazioni di performance, mettendo in risalto chi può vantare giudizi alti grazie al suo operato nel corso degli anni. È questo il contenuto sintetico del decreto delegato della legge Cartabia (ex ministro della Giustizia) che già nelle prossime ore potrebbe finire sul tavolo del Consiglio dei ministri.
I principali criteri di valutazione dovrebbero essere quattro: il possesso delle tecniche di argomentazione e di indagine; il numero e la qualità degli affari trattati in rapporto alla tipologia degli uffici; l’assiduità e la puntualità nella presenza in ufficio, nelle udienze e nei giorni stabiliti; la disponibilità per sostituzioni di magistrati assenti.
Dunque il Guardasigilli Carlo Nordio è pronto a sottoporre al Consiglio dei ministri la riforma del fascicolo del magistrato tanto contestata dalle toghe. Saranno fondamentali criteri come i tempi di smaltimento del lavoro, la produttività e la presenza in ufficio. La volontà è quella di chiudere l’epoca dei giudizi sommari: si passerà alle opzioni ottimo, buono, discreto, non positivo. Giudizi di cui il Consiglio superiore della magistratura terrà conto nell’ottica degli avanzamenti di carriera.
Cosa accade a chi ottiene un giudizio negativo? Le sanzioni vanno dal corso di formazione professionale al cambio di funzione passando per l’esclusione da incarichi direttivi e la perdita del diritto all’aumento periodico di stipendio. Comunque il Consiglio superiore della magistratura si attiverà per una nuova valutazione a distanza di un anno e se anche la seconda disamina non dovesse risultare positiva allora il magistrato rischierebbe di essere dispensato dal servizio.
All’extrema ratio si potrebbe arrivare qualora dovessero ricorrere “gravi anomalie” relative all’esito degli affari nelle successive fasi e nei gradi del procedimento e del giudizio oppure “all’idoneità a utilizzare, dirigere e controllare l’apporto dei collaboratori“. Nell’ambito delle “gravi anomalie” rientrerebbero, ad esempio, il travisamento manifesto del fatto o il rigetto delle richieste avanzate dal magistrato “per abnormità, mancanza di motivazione, ignoranza o negligenza nell’applicazione della legge“. Con buona pace di chi vorrebbe mettere il bastone tra le ruote al fascicolo del magistrato.