Dietro l’allarme Fdi il disegno annunciato dalle toghe rosse prima delle Europee

Dietro l'allarme Fdi il disegno annunciato dalle toghe rosse prima delle Europee

«Non essere ricattabile non significa necessariamente essere al riparo dalle inchieste», dice al Giornale una fonte vicina al centrodestra, che prova a ragionare sulle parole del ministro della Difesa Guido Crosetto sull’«opposizione giudiziaria» di una fantomatica «fazione antagonista» che da sempre è contro questa maggioranza e che da qui alle Europee si scatenerà. «La funzione antimaggioritaria della magistratura e l’opposizione a questo governo è stata annunziata in modo espresso dai vertici di Area al congresso di Palermo di fine settembre, basta ascoltare l’evento su Radio Radicale», è il ragionamento che trapela da chi è vicino all’esponente Fdi. All’indignazione del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia («Noi non facciamo politica»), Crosetto ribadisce di sentirsi lui indignato «qualora fosse vero quanto mi è stato riferito, da persone credibili».

A cosa si riferisce Crosetto? Da settimane nei corridoi della politica romana si parla – per esempio – di una potenziale inchiesta per finanziamento illecito a carico di persone molto vicine a Giorgia Meloni. E la mente torna al caso Open e Matteo Renzi, nei guai per vicende sostanzialmente sovrapponibili. Se la legge è pasticciata e confusa, un’interpretazione «legittima» della norma da parte di un magistrato, certamente in buona fede. Ma un’eventuale inchiesta sarebbe sufficiente per scatenare il sospetto di una manina dietro un’indagine che, teoricamente in fieri, potrebbe scoppiare alla vigilia delle Europee, esattamente come teme Crosetto. Sarebbe un’anticipazione di condanna, anche se dalle indagini non dovessero emergere reati, come è tristemente già successo in passato. «Mettiamola così. Le Procure sanno che se gettano l’amo in alcuni laghetti, qualcosa pescano. Il problema è semmai che in passato, per i governi di sinistra, quell’amo si sono ben guardati dal lanciarlo», è il ragionamento di un inquirente ormai a riposo che ne ha viste tante.

Alcuni «laghetti» sono ormai noti a tutti. C’è la vicenda di Daniela Santanché e dei costi delle sue aziende a rischio bancarotta, ci sono i guai del figlio di Ignazio La Russa per le presunte violenze sessuali denunciate da una ragazza a Milano, il pasticcio sulla cybersecurity che rischia di costare lo scranno all’ormai ex vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. Poi c’è l’indagine coatta nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove per la «rivelazione» sul caso dell’anarchico Andrea Cospito, le sue confidenze ai boss sull’abolizione del carcere duro previsto dal 416bis e le trame del Pd, giunto in delegazione a parlarne con lui.

«Sono accuse gravissime. Se sa vada in Procura, incalza Giuseppe Conte. Carlo Calenda la butta sul sarcasmo: «Non siamo al Bar Sport». Per il Pd parla la responsabile Giustizia Debora Serracchiani: «Questo governo smetta di lanciare velate minacce e di lamentare infondati complotti», mentre Benedetto Della Vedova di +Europa chiede che Crosetto «riferisca immediatamente al Parlamento e al Copasir», mentre Valter Verini del Pd invoca addirittura l’intervento della commissione Antimafia. «Mi chiedono di riferire in Parlamento su ciò che oggi ho detto, pensando di farmi dispiacere: sono molto felice di poter condividere le mie preoccupazioni e le cose che mi sono state riferite, per valutarle», è la replica su X di Crosetto. «Continuando di questo passo i cittadini saranno indotti a non fidarsi più né dei politici, né dei magistrati», è il ragionamento di Angelo Piraino, leader della corrente moderata delle toghe Magistratura indipendente. La più esposta, proprio perché si è fatta carica di ricucire lo strappo tra toghe e politica.

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