È scomparso il 22 novembre a Firenze, ma se n’è avuta notizia solo oggi, Fiorenzo Cesare Ugolini, professore emerito di pedologia ed agraria a Firenze. Aveva 94 anni. Nato nel 1929, si era laureato capoluogo toscano per poi ricevere nel 1954 una borsa di studio dalla Rutgers University, negli Stati Uniti, dove aveva poi conseguito il dottorato di ricerca.
La sua carriera
Nel corso dei suoi 50 anni di attività scientifica, Ugolini ha pubblicato numerosi articoli su riviste scientifiche internazionali, tra cui Nature e Science, contribuendo notevolmente alla comprensione dei processi di formazione del suolo, in particolare della podzolizzazione (processo di formazione ed evoluzione del suolo, tipico delle alte latitudini e dell’alta montagna, consistente nel progressivo impoverimento, sia di sostanze minerali sia di materia organica, degli orizzonti superficiali, e nel loro conseguente aumento di acidità, ndr).
Ha introdotto il concetto di Pedologia Dinamica che prevede la raccolta, analisi e interpretazione della soluzione del suolo per valutare la contemporaneità dei processi pedogenetici, e ha proposto la Teoria del donatore di protoni per spiegare i principali processi pedogenetici. Ha inoltre partecipato a 25 spedizioni polari in Antartide, Artide canadese e dell’Alaska, Svalbard, Siberia occidentale e Groenlandia nord-orientale. Come riconoscimento dei suoi eccezionali risultati scientifici un monte dell’Antartide è stato a lui intitolato: l’Ugolini Peak.
I riconoscimenti
Nel 2009 aveva ricevuto la prestigiosa Medaglia Duchaufour: “Per le sue eccellenti ricerche nel campo della scienza del suolo, con particolare attenzione ai suoi contributi alla genesi del suolo e ai processi di formazione del suolo in ambiente polare”. I risultati della sua ricerca hanno evidenziato processi di formazione del suolo previsti da eventi catastrofici.
Nella sua carriera ha ricoperto i ruoli di assistente alla Rutgers University, professore associato alla Ohio State University e professore ordinario alla University of Washington. Rientrato in Italia nel 1990 come professore ‘di chiara fama presso l’Università di Firenze’, a fine carriera è stato insignito del titolo di Professore Emerito. Una sua caratteristica ricordata da chi lo aveva conosciuta bene, era la sua energia vitale, l’entusiasmo contagioso per la scienza e la capacità di ispirare gli studenti a perseguire obiettivi anche in condizioni difficili come quelle delle regioni polari. Cordoglio è stato espresso dall’ateneo dove per una vita ha insegnato e studiato.