Kitia Thongseng era stata informata il 9 ottobre della morte del suo compagno Wichai Kalpat, cittadino thailandese che lavorava in Israele e che mancava all’appello dopo l’assalto di Hamas del 7 ottobre. Lei aveva già pubblicato il necrologio per la morte del fidanzato, ma venerdì sera, primo giorno di tregua, Wichai era tra i 10 thailandesi rilasciati dai terroristi palestinesi, come riferisce Ynet. In un’intervista alla Bbc Kitia Thongseng ha raccontato con emozione il momento in cui lo ha riconosciuto in video nell’ambulanza della Croce Rossa: «Sono così felice. Voglio che recuperi, anche mentalmente, e poi potrà tornare in Thailandia. Posso aspettarlo. Ho aspettato tanto, posso aspettare ancora un po’», ha detto.
Katia non è la sola che ha pianto di gioia. In un video diventato virale è stato immortalato l’abbraccio di papà Yoni Asher con le sue due bambine. «Vi sono mancato? Avete pensato a papà?»: è la domanda che l’uomo ha fatto alle due figlie Raz e Aviv, di quattro e due anni, riabbracciandole una volta liberate venerdì alla madre Doron dopo aver passato 49 giorni prigioniere di Hamas nella Striscia di Gaza. Sui media e i social israeliani rimbalzavano ieri le foto e i filmati delle famiglie ricomposte dopo la liberazione dei primi 13. In un video, girato con il loro consenso nell’ospedale, si vede Ohad Munder correre nelle braccia del padre: il bimbo, che ha compiuto 9 anni mentre era prigioniero, è stato rilasciato insieme alla madre Keren e la nonna Ruti. È lo stesso abbraccio che ha stretto Emilia Alony di 5 anni alla nonna, dopo essere stata liberata ieri insieme alla madre Danielle, mentre nella Striscia restano la zia Sharon Alony Cunio, suo marito David e le loro gemelline di tre anni, Yuli ed Emma. «Nonna è qui, in salute e bella»: è il messaggio diffuso sui social dalla famiglia della 85enne Yaffa Adar, postando una foto dell’anziana signora che abbraccia i parenti. «Grazie popolo d’Israele. Grazie a tutti coloro che ci hanno sostenuto. È la prima goccia nel mare, ti aspettiamo Tamir Adar, aspettiamo tutti! Tutti loro! Proprio adesso, proprio adesso!!», si legge nel post, dove si fa riferimento al nipote ancora prigioniero a Gaza.
Resta l’attesa per tutti gli altri, quelli che ancora dovranno aspettare prima di tornare a casa e sono ancora oltre duecento. Fra questi ci sono diversi cittadini americani e anche soldati e soldatesse rapiti il 7 ottobre. Un’agonia che chissà quando finirà e che potrebbe essere più lunga, visto il ricatto che Hamas vuole esercitare su Israele e sugli Stati Uniti.