Il simbolo del Biscione c’è sul «Benvenuti» all’ingresso e sull’ «Arrivederci» all’uscita ma anche su tutti i cestini e i cartelli tra i vialetti in mezzo al verde e tra le «Foglie», come si chiamano le diverse residenze di Milano 3, ognuna con un nome suadente, Ginestre, Acacie, Orione, Andromeda, Golfo, Fiori, che in questo periodo di sera si accendono con le luminarie dal logo «M», come Banca Mediolanum, ovviamente. In ogni dettaglio c’è l’impronta di Silvio Berlusconi, dagli alberi scelti meticolosamente tra le diverse specie alle sculture di Pietro Cascella (l’artista che ha firmato il mausoleo nella villa di Arcore), ai ponticelli che permettono di attraversarla senza mai incontrare un’automobile secondo il modello urbanistico di città a misura d’uomo, al laghetto che fino a qualche tempo fa ospitava i cigni, da cui prende il nome il Palazzo lì davanti, il centro cittadino dove ci sono i negozi e si passeggia.
Proprio una parte di quel lungolago doveva essere intitolata a Silvio Berlusconi, il creatore di Milano 3, costruita in un decennio a partire dalla fine degli anni ’70 dopo aver acquistato – la leggenda dice a 50 lire a metro quadro – e bonificato le terre paludose a ridosso del Parco sud di Milano, all’epoca risaie e cascine. Ma la maggioranza ha bocciato la proposta dell’opposizione di centrodestra: «Non collima con la nostra scala valoriale», «figura divisiva», le motivazioni. Giunta e maggioranza sono espressione della lista civica del sindaco, Lidia Reale, dietro a cui però secondo il centrodestra ci sono i dem. Non a caso, dopo le ultime elezioni amministrative, il Pd di Milano ha ufficialmente inserito Basiglio (il comune a cui appartiene Milano 3) tra le città conquistate dalla sinistra nella provincia milanese.
«È ingeneroso e anche vergognoso – commenta Sandro Moneta, ex sindaco per molti anni e già primo cittadino quando l’Edilnord di Berlusconi bussò alle porte del Comune per presentare il progetto -. Quando è arrivato da noi Basiglio aveva 450 abitanti, l’ha fatta diventare un modello urbanistico ammirato anche all’estero, la prima città green in Europa. Ha cambiato la vita di molti nostri concittadini, dovremmo essergli riconoscenti come comunità. Il no a intitolargli il lungolago è una scelta politica, non c’è altra spiegazione razionale. Sono molto amareggiato». L’anno scorso la giunta, di sua iniziativa, ha intitolato una via a Ennio Doris, fondatore di Banca Mediolanum che a Milano 3 ha il suo quartier generale. «Ma anche Mediolanum è nata grazie all’impulso di Berlusconi, che appoggiò l’idea di Doris – spiega Loredana Colaci, consigliere comunale e responsabile cittadina di Fdi -. E qui la banca ha creato un indotto di 1800 posti di lavoro. Dobbiamo tanto a Berlusconi. Anche a Milano governa la sinistra ma ha approvato l’iscrizione di Berlusconi al Famedio. E proprio qui, diciamo no? É un atto di ingratitudine. O un tentativo del sindaco di accreditarsi con il Pd». «L’intitolazione non è stata richiesta per il politico ma per l’imprenditore che ha costruito ideato e progettato Milano3. Tanto per ricordarlo a chi nemmeno conosce la storia di questo luogo» dice Annamaria Licata del gruppo «La Voce di Basiglio».
Le porte però non sono chiuse del tutto. «Non c’è solo la disponibilità ma la volontà da parte della lista di cui sono capogruppo di indire sul tema una consultazione popolare» assicura Fabio Vinciguerra, capogruppo della civica che governa il comune. «Prendiamo atto ma bastava approvare la nostra mozione. Inizieremo una raccolta firme – replica il consigliere di centrodestra Mattias Sture -. Ci sarà il lungolago Berlusconi, glielo dobbiamo».