Emilia Brangefalt, i problemi cardiaci e il suicidio: cosa c’è davvero dietro

Il problema cardiaco, poi il suicidio di Emilia Brangefalt: cosa c'è davvero dietro

Non si è spento ancora l’eco del clamore suscitato dalla tragica morte di Emilia Brangefalt, la giovane promessa del trail running che ha deciso di togliersi la vita a causa di problemi di natura cardiaca che le impedivano di continuare a correre, ad allenarsi e a competere.

Troppo grande e insopportabile il dolore per quella diagnosi e per quella improvvisa tachicardia che le impediva anche solo di camminare, ed era stata la stessa atleta a lanciare un ultimo disperato messaggio sui suoi canali social per spiegare il perché della sua assenza e del suo addio alle corse.

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“Dalla fine di luglio il mio corpo si è spento”, raccontava la 21enne lo scorso 4 novembre. “Non sono riuscita più ad allenarmi a causa della frequenza cardiaca estremamente elevata (120-150 bpm) semplicemente stando in piedi, anche solo fare una passeggiata è doloroso in questo momento”. La cosa strana e intollerabile è che gli esami strumentali a cui si era sottoposta non avevano rivelato l’origine del suo male. “Sono stata in ospedale e visitata dal medico più di 20 volte, ma ogni singolo esame del sangue/elettrocardiogramma/esame del ciclo è buono”, aggiungeva Emilia. Costretta forzatamente a prendersi un lungo perido di pausa, l’atleta non era riuscita a vedere alcun miglioramento.

A poco a poco ha capito che per lei, probabilmente, non ci sarebbe più stata alcuna possibilità di fare ciò che le piaceva di più, ovvero correre in mezzo alla natura e competere. “Sono molto triste perché correre e allenarsi significa tanto”, scriveva infatti Emilia, “ma ora vivere una vita normale è difficile. Nell’ultimo mese ho passato più ore a letto che in piedi. Forse un giorno tornerò. Oppure non lo farò. Spero che il mio corpo possa riprendersi da questo”. La giovane, tuttavia, non ha retto, e si è tolta la vita lo scorso 13 novembre.

I sogni

Nata il 10 maggio del 2002 a Vasteras, in Svezia, Emilia aveva manifestato fin da piccola una passione smisurata per la corsa e la natura. Gli allenamenti faticosi e i miglioramenti progressivi l’avevano portata a raggiungere già dei risultati ragguardevoli e incoraggianti per un futuro brillante nel mondo dell’atletica leggera. L’atleta, rappresentante della nazionale svedese, aveva infatti conquistato la medaglia di bronzo nella specialità dello short trail (38 km) ai Mondiali del 2022 a Chiang Mai in Thailandia, ed era arrivata quinta nell’edizione di quest’anno a Innsbruck. Oltre ciò, aveva debuttato anche nella maratona quasi un anno fa a Malaga, dove si era piazzata al 10° posto col tempo di 2:46’38”. I suoi sogni si sono spezzati in quel maledetto mese di luglio. Tanti i messaggi commossi sui social, tra i quali anche quelli di coloro che puntano il dito contro le conseguenze a medio termine che i vaccini potrebbero aver avuto sulla salute dell’atleta, a maggior ragione per il fatto che come da lei riferito gli esami non avevano rivelato specifiche anomalie.

Il cordoglio

“La tua vita è stata interrotta troppo presto e non avrei mai pensato che sarebbe finita così. Il tuo amore per il tuo sport e per la possibilità di muoverti era indescrivibile”, ha scritto il fratello della 21enne su Instagram. I genitori della ragazza, invece, non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione ai media svedesi.

Karl Avedal, capitano della squadra nazionale svedese di trail running, ha così commentato la tragica notizia. “Io e i miei compagni della nazionale di trail la ricordiamo come una persona felice, benvoluta e piena di energia. La sua personalità ha sempre tenuto alto il morale della squadra. È incredibile che se ne sia andata” ha detto al giornale svedese Expressen”.

“La perdita è molto tragica. È difficile anche solo trovare le parole. Non conoscevo Emilia personalmente, ma da quello che ho capito era una giovane donna meravigliosa e talentuosa, con una vita davanti a sé”, ha dichiarato il capitano non giocatore della nazionale svedese di atletica leggera Kajsa Bergqvist.

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