“Società di cybersicurezza? Nessuna incompatibilità”

"Società di cybersicurezza? Nessuna incompatibilità"

Era già stato capogruppo in Senato del Pdl, e da ieri è presidente dei senatori azzurri al posto di Licia Ronzulli, a sua volta ora vicepresidente del Senato. Maurizio Gasparri ci scherza su. «Alla mia età ho già fatto tutto, quindi qualsiasi cosa faccio, porto l’esperienza di averlo già fatto. Che non è poco».

È una resa dei conti o un win-win?

«È stata una decisione presa di comune accordo e che non mortifica nessuno. Tajani sta riorganizzando il partito preparando un assetto più collegiale. Ha ritenuto opportuno chiedermi di ricoprire questo incarico, sulla base della mia esperienza e della mia conoscenza dei vari apparati dello Stato, e parallelamente Licia è stata eletta con largo consenso vicepresidente del Senato. Non ho mai visto una resa dei conti concludersi con incarichi così prestigiosi: non uno showdown, ma un happy end».

Qual è lo stato di salute di Forza Italia a sei mesi dalla scomparsa di Berlusconi?

«La vera prova del fuoco saranno le Europee. Dovremo dimostrare a noi stessi, agli italiani e a Berlusconi che questo partito non evaporerà dopo la sua scomparsa, e mi pare che in questi mesi lo abbiamo fatto, dimostrandoci un partito che si fa rispettare in tante questioni, dal risparmio all’energia, alla giustizia. Il banco di prova è il voto europeo, e la coesione è indispensabile, come l’assetto che stiamo mettendo in campo con le nuove nomine, i dipartimenti, i dirigenti».

Per il «Fatto» con lei e Barelli, Tajani ha scelto capigruppo “filo-Meloni”.

«Lettura semplicistica, non facciamo agguati ma quando serve chiediamo e otteniamo cambi di rotta al governo. In agosto a dire che la tassa sugli extraprofitti delle banche andava rivista siamo stati io, Barelli e Tajani».

Per La Notizia sarebbe la sua carica in una società di cybersicurezza a renderla incompatibile con la vicepresidenza del Senato.

«Non ci facciamo dettare gli organigrammi dagli odiatori e dall’astio. Questa vicenda non sussiste, non c’è nessuna incompatibilità. Le polemiche sono prive di fondamento, perché tutti noi ci muoviamo nel rispetto delle norme e della legge. A differenza di Report e di altri, che sembrano rispettare la legge solo perché gran parte delle denunce contro Report dormono negli amichevoli cassetti della procura di Roma».

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