L’avvocato che sbandiera gli immigrati per diventare la star dei social network

L'avvocato che sbandiera gli immigrati per diventare la star dei social network

Protezione internazionale, documenti, richieste di asilo: queste sono solo alcune delle pratiche che l’avvocato Jacopo Maria Pitorri (foto), del foro di Roma, tratta ma soprattutto mette in scena sui social. Il legale infatti è diventato una star del web proprio per il tema immigrazione tanto che nelle foto che pubblica, in primis la sua foto whatsapp, si legge: «Immigrant Lawyer». Dichiaratamente pro-immigrazione e appartenente dell’area di sinistra, nel 2006 è stato infatti candidato alle amministrative di Roma con Verdi per Veltroni – il vecchio Ulivo, poi trasformato in Pd – e nel 2013 come consigliere del municipio II di Roma per «Centro democratico diritti e libertà», il gruppo creato l’anno precedente da Bruno Tabacci.

Niente di strano, come il fatto che – da quanto sembrerebbe – la quasi totalità dei suoi clienti sono assistiti con il gratuito patrocinio il che significa che l’avvocato Pitorri viene liquidato dallo Stato italiano. Ciò che salta all’occhio è però il numero di questi clienti e la spettacolarizzazione dei migranti che sembrerebbe essere utilizzata come pubblicità per il professionista. Pitorri è presente su tutti i social ed ha un canale YouTube: la sua pagina Facebook conta 22 mila seguaci, quella Instagram 31mila ma il vero successo è su Tik Tok con 400mila follower. I contenuti pubblicati da Pitorri sono solo ed esclusivamente video registrati nel suo studio in cui vengono ripresi i migranti ai quali vengono consegnati permessi di soggiorno, protezione internazionale e documenti. Un vero e proprio show, una sfilata. Bangladesh, Ghana, Egitto, Marocco, Nigeria, Costa d’Avorio, Pakistan: sono questi i Paesi principali da cui provengono i clienti dell’avvocato che nei video pubblicati dimostrano -anche a fatica sembrerebbe in alcuni casi- l’immensa gratitudine nei confronti di Pitorri.

Da considerare che dal 3 novembre scorso ad oggi, quindi in nemmeno un mese, sulla pagina Instagram dell’avvocato sono comparsi addirittura 30 contenuti del genere. Non è un reato assistere i migranti, tanto meno farlo con il gratuito patrocinio, ma sicuramente il comportamento del legale cozza con il codice deontologico forense. L’articolo 9 di tale documento tratta proprio i «doveri di probità, dignità, decoro e indipendenza» e cita testuali parole: «l’avvocato, anche al di fuori dell’attività professionale, deve osservare i doveri di probità, dignità e decoro nella salvaguardia della propria reputazione e dell’immagine della professione forense». Leale concorrenza e decoro, ciò a cui Pitorri non sembrerebbe sottostare in quanto sbandiera le sue cause a migliaia di persone, in barba alla privacy. Ed è così che uno dietro l’altro i clienti, migranti, dell’avvocato entrano in studio, danno il via alla fiction e vengono lanciati nel mondo del web. È bene ricordare che, proprio sulla base del codice deontologico, vengono spesso fatti ricorsi e richieste di sospensione momentanea dall’ordine: ultima l’avvocato Alessandra Demichelis che dopo aver partecipato all’ultima edizione di Pechino Express e aver pubblicato sui social foto di quella esperienza è stata sospesa per 15 mesi.

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