Nella maggior parte dei casi, i sintomi dell’attacco ischemico transitorio (abbreviato con la sigla “TIA”) vengono trascurati dalla persona che ne soffre, oppure coloro che l’assistono li considerano semplicemente un disagio benigno. Infatti, poiché l’attacco ischemico sembra “passare da solo”, la maggior parte delle persone che ne hanno subìto uno, non ne parla con il proprio medico e non chiede nemmeno il consiglio al curante. Al contrario è opportuno recarsi subito al pronto soccorso, perché il TIA è un precursore dell’ictus, che generalmente si manifesta nelle ore o settimane successive all’attacco ischemico transitorio. È quindi fondamentale saper riconoscere i sintomi di un attacco ischemico transitorio al fine di limitare i rischi di ictus, e conoscere i mezzi di prevenzione contro i TIA, per evitare postumi irreversibili, o addirittura morte prematura.
TIA o attacco ischemico transitorio, di cosa si tratta
Chiamata ischemia cerebrale transitoria (TIA), l’attacco ischemico transitorio è talvolta definito dai medici come un “ictus transitorio” o come un attacco cerebrale o infarto cerebrale, da non confondere con l’infarto del miocardio, che coinvolge il cuore. Questi termini, meglio conosciuti al grande pubblico, consentono agli specialisti sanitari di far comprendere alle persone che hanno subito un TIA la gravità del proprio stato di salute.
Un “incidente”, nel senso medico del termine, è un peggioramento inaspettato e improvviso della malattia, che può portare alla morte. “Ischemico” significa che la circolazione sanguigna si è fermata o è insufficiente in una parte di un organo o del corpo, “transitorio” in caso di ischemia cerebrale, in quanto l’organo non riceve più sangue per un breve periodo, prima che venga ripristinata la circolazione sanguigna. I medici lo chiamano TIA quando i sintomi durano meno di un’ora. Se durano più a lungo e non si risolvono da soli, i medici lo definiscono “ictus”. Nella maggior parte dei casi di attacchi ischemici transitori, i sintomi persistono solo per pochi minuti, ecco perché molti TIA vengono scambiati per semplice malessere.
Le cause
Nella maggior parte dei casi di ictus ischemico, il flusso sanguigno nel cervello viene interrotto a causa della presenza di un coagulo (embolo), che ostruisce un’arteria. Le cause dell’attacco ischemico transitorio sono varie e i fattori di rischio per il TIA sono identici a quelli per l’ictus ischemico:
- Ipercolesterolemia, cioè un livello di colesterolo superiore al normale, che provoca l’aterosclerosi.
- Diabete, perché alti livelli di zucchero nel sangue causano danni alle pareti arteriose.
- Resistenza all’insulina, che porta al diabete, e quindi a danni alle pareti delle arterie.
- Fumo: il fumo restringe le arterie, il che aumenta il rischio di coaguli di sangue e quindi di ictus ischemico.
- Sovrappeso e obesità: le persone con eccesso di grasso nell’addome hanno un rischio maggiore di subire un attacco ischemico transitorio.
- Fibrillazione atriale: si tratta di un’alterazione del ritmo cardiaco, troppo veloce e irregolare, che favorisce la formazione di un coagulo di sangue che può essere trasportato al cervello dalla circolazione sanguigna.
- Disturbi ormonali, che favoriscono la trombosi venosa cerebrale nelle giovani donne che fumano, che assumono contraccettivi estro-progestinici, che sono incinte o durante il parto.
- Un’infezione lieve: carie, sinusite, foruncoli al naso possono portare a un TIA.
I sintomi di un TIA
È fondamentale riconoscere il più rapidamente possibile i sintomi dell’attacco ischemico transitorio e non confonderli con malessere o capogiri. I sintomi del TIA sono quelli dell’ictus, con la differenza che, dopo un attacco ischemico transitorio, svaniscono:
- Sensazione di intorpidimento del viso (emifaccia), generalmente più pronunciata da un lato che dall’altro;
- Sensazione di debolezza a un braccio e/o una gamba, o intorpidimento a un braccio e/o una gamba – sullo stesso lato del corpo;
- Disturbi visivi che possono portare a cecità temporanea (perdita della vista) in uno dei due occhi;
- Disturbi del linguaggio, difficoltà di parola, di espressione e di comprensione;
- Stato confusionale;
- Perdita di equilibrio e vertigini;
- Disturbi della deglutizione
Come diagnosticarlo
L’attacco ischemico transitorio, per la sua natura transitoria, lascia generalmente poche lesioni identificabili dai medici quando eseguono un esame di imaging cerebrale. Se si sospetta un TIA, si eseguono:
- uno studio dettagliato dei sintomi, ascoltando la descrizione fatta sia dal paziente che da chi lo circonda, presente al momento del presunto TIA;
- un esame del sangue per identificare i fattori di rischio;
- un esame clinico del paziente;
- una scansione cerebrale (chiamata anche TC) o RMN (risonanza magnetica) per visualizzare possibili lesioni e determinare la causa principale del TIA.
Ictus, di cosa si tratta
A volte chiamato “attacco cerebrale”, un ictus è l’ostruzione o la rottura di un vaso sanguigno nel cervello e può verificarsi a qualsiasi età negli adulti. A causa del rischio di danni irreversibili al cervello, si tratta di un’emergenza medica che richiede di chiamare il 118 per un trattamento immediato. Il recente arrivo della trombectomia (meccanica), oltre alla trombolisi (farmacologica), ha notevolmente migliorato la cura dei pazienti.
L’ictus può verificarsi a qualsiasi età: se l’età media di insorgenza di un ictus è di 74 anni, il 25% dei pazienti ha meno di 65 anni e il 10% meno di 45 anni: negli ultimi anni il numero di ictus che colpiscono i giovani è aumentato in modo significativo.
I diversi tipi
Esistono due tipi di ictus :infarti cerebrali ed emorragie cerebrali o meningee.
Gli infarti cerebrali (circa l’80% degli ictus) molto spesso derivano dall’occlusione di un’arteria cerebrale da parte di un coagulo di sangue (trombo). Si parla anche di trombosi o di embolia cerebrale, o addirittura di ictus ischemico. Di questi circa il 25% è dovuto ad aritmia cardiaca (fibrillazione atriale), il 25% alla rottura di una placca aterosclerotica, il 25% a malattia delle piccole arterie cerebrali e il restante quarto ad altre cause tra cui la dissezione delle arterie carotidi e vertebrali. Quest’ultimo è la principale causa di ictus ischemico nei giovani adulti.
Più raramente, l’infarto cerebrale può avere origine venosa (e non arteriosa): si parla allora di trombosi venosa cerebrale che rappresenta circa l’1% degli ictus. Queste trombosi si verificano a tutte le età, con un picco significativo nelle giovani donne legato a fattori ormonali (contraccettivi estro-progestinici, gravidanza e postpartum) e favorito dal fumo.
Le emorragie cerebrali e meningee rappresentano rispettivamente il 15% e il 5% degli ictus. Corrispondono alla rottura di un’arteria cerebrale nella corteccia o nelle meningi che la circondano. In quest’ultimo caso la causa principale è la rottura di un aneurisma (una dilatazione anomala della parete arteriosa). Le emorragie intracerebrali sono secondarie a un trauma, a una malformazione vascolare o a un tumore, oppure spontanee. In quest’ultimo caso, quando l’emorragia è profonda, è generalmente dovuta a una malattia delle piccole arterie legata a fattori di rischio vascolare tra cui l’ipertensione arteriosa. L’angiopatia amiloide cerebrale è responsabile della maggior parte delle emorragie superficiali spontanee. Si tratta di un’anomalia delle pareti vascolari il cui quadro clinico associa emorragie ricorrenti e declino cognitivo.
L’importanza della prevenzione
Particolarmente importante è la prevenzione del primo ictus, definita prevenzione primaria, che rappresenta il 75% dei casi. Questa prevenzione si basa principalmente sullo screening e sul trattamento dei fattori di rischio vascolare:
- livello di pressione sanguigna;
- eccesso di colesterolo;
- diabete;
- obesità;
- fibrillazione atriale;
- fumo, consumo eccessivo di alcol e stile di vita sedentario.
I sintomi
Considerata l’emergenza medica rappresentata da un ictus, è molto importante conoscerne i sintomi. Questi sono estremamente diversi perché dipendono dalla localizzazione esatta della lesione, poiché ogni parte del cervello è specializzata in compiti particolari (movimento, sensibilità, visione, linguaggio, ecc.). Tuttavia, alcuni segnali molto comuni dovrebbero far scattare l’allarme:
- debolezza muscolare, paralisi di uno o più arti o del viso, più spesso su un lato del corpo (emiplegia);
- perdita di sensibilità o intorpidimento di uno o più arti o del viso,
- perdita della vista in un occhio (cecità unilaterale) o nella metà del campo visivo in ciascun occhio (emianopsia), o anche visione doppia (diplopia);
- difficoltà nel parlare, sia per difficoltà nell’articolazione (disartria) e/o nel trovare le parole, sia per l’uso di parole incomprensibili e/o difficoltà nel comprendere ciò che si sente (afasia);
- problemi di equilibrio o coordinazione degli arti;
- disturbi della vigilanza che possono arrivare fino al coma,
- un mal di testa improvviso, intenso e insolito.
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