Neppure la royal family è immune al triste fenomeno del bullismo. Il vizio vigliacco di prendersela con chi si ritiene sia più fragile, che denota una grave povertà di risorse intellettuali e una certa pochezza umana, si è insinuato anche tra i corridoi e le stanze di Buckingham Palace. La vicenda più nota e che ha creato più scalpore è stata quella di Meghan Markle, accusata di aver vessato alcuni dei suoi collaboratori. Ma non è la sola. Ce ne sarebbero altre tre, sebbene di tenore opposto: Carlo III avrebbe subìto atti di bullismo da ragazzo, come pure il principe George e Kate Middleton, che sarebbe stata perfino costretta a cambiare scuola per liberarsi di chi la tormentava.
“Crudeltà emotive”?
“Li bullizzava fino alle lacrime”, scrisse il Times, riferendosi agli atti vessatori che Meghan Markle è stata accusata di aver perpetrato ai danni di “dieci collaboratori”. “[I Sussex sono] due bulli oltraggiosi”, avrebbe dichiarato una delle presunte vittime, tirando in ballo anche Harry. “Manipolazione”, “crudeltà emotive”, persone talmente provate dal punto di vista psicologico da “non riuscire a smettere di tremare” durante l’orario di lavoro: questo sarebbe stato il clima “tossico”, come lo definì il Mirror, creato dalla duchessa a Palazzo, nel 2018. Nell’ottobre di quell’anno Jason Knauf, segretario alle comunicazioni dell’allora duca di Cambridge William, decise di denunciare tutto al futuro Re, inviandogli una mail in cui specificava che “Meghan prendeva sempre di mira qualcuno” e tale atteggiamento era “inaccettabile”. Secondo la ricostruzione fatta dall’esperto Robert Lacey nel suo libro “Battle Of Brothers” (2020), William avrebbe chiamato il fratello per chiedergli spiegazioni ma questi, per tutta risposta, avrebbe chiuso la telefonata “con rabbia”. In quel momento William, percependo una possibile ostilità della cognata al sistema reale, avrebbe deciso di separare gli uffici dei Cambridge da quelli dei Sussex.
Una storia senza finale
Nel marzo 2021, poco prima dell’intervista di Harry e Meghan a Oprah Winfrey, la storia del bullismo a corte arrivò al Times. La regina Elisabetta promise di far luce sulla questione con un’indagine interna, chiarendo in un comunicato: “La famiglia reale ha adottato una politica della dignità sul lavoro da diversi anni e non tollera e non tollererà il bullismo o le molestie sul posto di lavoro”. Il colpo di scena arrivò nel giugno 2022, quando il Palazzo annunciò che i risultati dell’inchiesta privata sarebbero rimasti segreti. La delusione della stampa e dell’opinione pubblica fu enorme e non mancarono accuse di scarsa trasparenza. Nel suo libro “Courtiers” Valentine Low scrisse: “Il Palazzo ha detto che non pubblicherà il risultato dell’inchiesta…per ragioni di riservatezza. Ma la maggior parte delle persone sospetta che la vera ragione per cui hanno insabbiato l’indagine fosse provare a mantenere la pace con Harry e Meghan”. Il mistero, però, rimane: la duchessa di Sussex è davvero innocente? Possibile che si sia trattato di un equivoco, o che i Sussex siano vittime di una “campagna diffamatoria”, come hanno dichiarato ai microfoni di Oprah? Oppure esistono prove della colpevolezza di Meghan, che la defunta Elisabetta II avrebbe voluto tenere riservate per timore di uno scandalo? Il finale di questa vicenda non è ancora stato scritto e forse non lo sarà mai.
“Colpire il futuro Re d’Inghilterra”
Il documentario di Itv “Charles, Our New King” ricorda che quando l’attuale Re aveva solo 13 anni venne spedito nello stesso istituto in cui aveva studiato il principe Filippo, cioè la severa Gordonstoun School, in Scozia. Quello sarebbe stato, secondo gli esperti, uno dei periodi più difficili nella sua vita. John Stonborough, che frequentò la scuola con Carlo, ha ricordato l’invidia degli altri studenti nei suoi confronti: “Uno degli errori che vennero commessi quando Carlo arrivò alla Gordonstoun fu quello di dirci di trattarlo come tutti gli altri. Ma lui non era come tutti gli altri…sarebbe diventato il re d’Inghilterra…durante una partita di rugby, quando lui era nella mischia…un ragazzo gli tirò le orecchie, mentre un altro lo prese a pugni…C’era un po’ di orgoglio, poiché in qualche modo queste persone erano riuscite a colpire il futuro re d’Inghilterra”. Il marito della biografa reale Ingrid Seward, che frequentò lo stesso istituto negli anni in cui c’era Carlo, ha dichiarato che l’allora principe aveva molti amici lì, perché “se eri amico di Carlo venivi accusato di essere un leccapiedi”.
“Legge marziale”
Alcuni ragazzi avrebbero addirittura registrato Carlo mentre russava, decisi a rivendere il nastro ai giornali. L’erede al trono tenne duro fino al 1967, anno in cui finalmente terminò gli studi in Scozia: “Era sorprendentemente stoico. Non si è mai lamentato, non ha mai pianto…”, ha detto Stonborough e bisogna aggiungere che non ha mai pronunciato nemmeno una parola contro la Gordonstoun School. A proposito dei bulli dell’istituto la biografa Sally Bedell Smith ha scritto degli aneddoti sconcertati nel suo libro “Prince Charles. The Passions and Paradoxes of an Improbable Life” (2017): “Imponevano una specie di legge marziale, con abusi psicologici e fisici ritualizzati, tipo legare i ragazzi nella cesta del bucato e metterli sotto la doccia fredda…[Carlo] era preso in giro per le orecchie a sventola. Durante le partite di rugby i suoi compagni di squadra approfittavano della mischia per colpirlo”.
Bullizzata perché “troppo perfetta”
Kate Middleton sarebbe stata vittima di bullismo quando frequentava la prestigiosa scuola femminile Downe House nel Berkshire. Secondo quanto ha raccontato l’Express la principessa del Galles sarebbe stata presa di mira perché considerata “troppo perfetta”. Nel 2010 la compagna di scuola Jessica Hay confidò a News of the World: “[Kate] odiava ciò. Assolutamente lo odiava. Alcune ragazze erano terribili. Se la prendevano con lei perché era perfetta, si comportava bene, era una persona adorabile. Non era il tipo di persona che sapeva difendersi da sola”. Carole e Michael Middleton avrebbero ritirato Kate dalla scuola. La iscrissero al Marlborough College, dove la principessa terminò gli studi superiori, per poi scegliere di frequentare la St. Andrews, dove conobbe il principe William. A proposito della Downe House Emma Sayle, un’altra ex studentessa che aveva studiato nell’istituto quattro anni prima di Kate, rivelò nel libro di Katie Nicholl “Kate The Future Queen” (2013): “Tutte volevano essere le migliori, le più forti, le più belle. Penso che Kate fosse infelice dall’inizio. Credo sia una scuola molto esclusiva e c’era molta pressione”.
Stabilire “la gerarchia”?
Nel libro della Nicholl la preside del collegio all’epoca di Kate, Susan Cameron, sostiene di non essere mai venuta a conoscenza di “seri episodi di bullismo”, pur riconoscendo la gravità del fenomeno. “Sì, potevano esserci prese in giro. Fa parte della normale competizione durante la fase di crescita, [quando] si stabilisce la gerarchia”. Su queste parole potremmo discutere ore: che significano esattamente “gerarchia” e “competizione” in un contesto simile? O meglio, in questo caso non stiamo parlando del rispetto dovuto agli insegnanti (quello dovrebbe essere ovvio), bensì delle dinamiche tra studenti. Dunque siamo proprio sicuri che “gerarchia” e “competizione” siano concetti appropriati per gli alunni di una scuola? I ragazzi dovrebbero essere tutti uguali in qualunque istituto, perché dovrebbero “stabilire la gerarchia”, cosa che ricorderebbe troppo la legge del più forte, non certo il sano sviluppo delle capacità intellettuali e dell’empatia. La Cameron ipotizza che Kate non fosse “particolarmente felice” alla Downe House però, forse, bisognava capirne il motivo. In ogni caso oggi è una splendida principessa che si sarebbe lasciata tutto alle spalle. Anzi, la grande attenzione e le iniziative benefiche che Kate dedica all’infanzia, all’educazione e alla salute mentale potrebbero essere nati proprio da quella presunta esperienza negativa. Inoltre, al di là del bullismo e in base ai suoi progetti per i più piccoli, Kate troverebbe inadeguati anche gli istituti con un regolamento troppo rigido. Questo spiegherebbe le riserve che avrebbe espresso a William sulla possibilità che il principe George frequenti Eton, come suo padre e suo zio Harry.
“Attento, un giorno mio padre sarà Re”
A proposito di George, nemmeno lui sarebbe al riparo dal bullismo. Prima di prendere parte, nel ruolo di paggio d’onore, all’incoronazione del nonno, avvenuta lo scorso maggio, avrebbe chiesto una piccola modifica nella divisa. Tradizione vuole, infatti, che i paggi indossino dei calzoni bianchi al ginocchio e collant abbinati. George, però, avrebbe temuto “di essere preso in giro a scuola” per questo abbigliamento. Così Carlo III avrebbe ordinato di sostituire calzoni e collant con pantaloni lunghi scuri. Katie Nicholl ha raccontato che ci sarebbero stati presunti atti di bullismo contro George alla Lambrook School, nel Berkshire: “Alcuni [bambini] hanno organizzato delle feste di compleanno e si sono impegnati a non invitarlo”, ma poi “lo provocano, dicendogli quanto sia stata fantastica la giornata… alla quale lui non ha partecipato. È così crudele”. Il principino, forse per difendersi, avrebbe risposto a uno dei compagni con una velata minaccia e una punta di presunzione: “Un giorno mio padre sarà Re, quindi è meglio se stai attento”.