Valanghe di acquisti da un lato, scioperi e mobilitazioni dall’altro. Le due facce del Black Friday convivono in una giornata carica di tensioni. L’eccitazione dei consumatori, desiderosi di effettuare acquisti a prezzo ridotto, in 24 ore di sconti e promozioni, si contrappone alle proteste dei lavoratori di Amazon, una delle multinazionali che in questo periodo incrementa le proprie entrate grazie all’aumento delle vendite. Dall’Italia al Regno Unito, dalla Germania all’Irlanda, i dipendenti del colosso statunitense hanno scelto di incrociare le braccia sposando la campagna di mobilitazione globale Make Amazon Pay – tradotto con Amazon deve pagare – inteso come debito che il gruppo avrebbe, a detta dei dimostranti, nei confronti dei propri stessi lavoratori, della società e del pianeta.
Un Black Friday di sciopero
Una protesta a tutto campo, dunque, che riguarda 30 Paesi nel mondo. E che tocca anche il sito italiano di Amazon di Castel San Giovanni, nel Piacentino. “In Italia siamo abituati a difendere i nostri diritti e questa volta non è diverso. Lavorare in Amazon ci ha mostrato la necessità di un fronte unito per lottare per salari equi e condizioni di lavoro sicure”, ha dichiarato il membro della federazione sindacale italiana Filcams Cgil Giampaolo Meloni, che lavora nel magazzino Amazon in Emilia-Romagna.
La data del 24 novembre non è scelta a caso, hanno sottolineato le organizzazioni sindacali, trattandosi appunto del Black Friday, giornata chiave per le aziende commerciali e per Amazon “che sulle offerte lanciate proprio in questa giornata punta incassi sempre più consistenti“. A giudizio degli stessi sindacati le rivendicazioni riguardano “un incremento di retribuzione inaccettabile a fronte dell’andamento economico di Amazon; l’assenza di forme di welfare e il mancato aumento dell’importo del buono pasto, la mancanza di attenzione alle problematiche di salute e sicurezza; il continuo ricorso a contestazioni disciplinari per futili motivi“.
Le proteste in inghilterra
In Regno Unito la situazione non è affatto diversa rispetto a quella italiana. Secondo il sindacato Gmb, più di 1.000 lavoratori del magazzino di Amazon a Coventry, in Inghilterra, hanno aderito ad uno sciopero. “Amazon ha perso quasi trenta giorni per gli scioperi nel Paese solo quest’anno“, ha affermato in una nota l’organizzatrice di Gmb Amanda Gearing, che ha annunciato “il più grande giorno di sciopero” nella storia trentennale di Amazon.
“Questa giornata di azione cresce ogni anno perché il movimento per rendere Amazon responsabile continua a diventare sempre più grande e più forte. I lavoratori sanno che non importa in quale paese ti trovi o quale sia il tuo titolo professionale, siamo tutti uniti nella lotta“, ha dichiarato il segretario generale di Uni Global Union, Christy Hoffman, presentando la mobilitazione nei giorni scorsi per ottenere salari più alti, una riduzione dei carichi di lavoro e più voce per i lavoratori.
Le altre situazioni critiche
Secondo quanto riferito da Reuters, in Germania – il secondo mercato più grande di Amazon in termini di vendite nel 2022 – circa 250 lavoratori sono in sciopero in un magazzino di Lipsia e circa 500 in un magazzino a Rheinberg. I dipendenti della società, a braccia incrociate per 24 ore, chiedono un contratto collettivo in cinque centri logistici. Lo sciopero, oltre ai due hub citati, riguarda anche i siti di Bad Hersfeld, Dortmund e Coblenza. Dal canto suo, un portavoce di Amazon in Germania ha affermato che i lavoratori ricevono salari equi, con uno stipendio iniziale di oltre 14 euro l’ora, e hanno benefici aggiuntivi. La stessa fonte ha assicurato che le consegne degli ordini del Black Friday saranno affidabili e tempestive.
In Francia, l’organizzazione anti globalizzazione Attac sta incoraggiando gli attivisti a tappezzare gli armadietti per ritiro pacchi di Amazon con manifesti e nastri adesivi, impedendo ai fattorini e ai clienti di aprirli. Attac, che definisce il Black Friday una “celebrazione della sovrapproduzione e del consumo eccessivo“, ha affermato di aspettarsi che la protesta sarà più ampia rispetto all’anno scorso.
In cinque Paesi europei – Italia, Paesi Bassi, Germania, Irlanda e Regno Unito – sono inoltre previste manifestazioni di attivisti per il clima, che dovrebbero concentrarsi nei dintorni delle strutture di Amazon Web Services (Aws), la società di Amazon che si occupa di fornire sistemi di cloud computing, ovvero i server su cui fanno affidamento moltissimi dei siti internet di tutto il mondo. Le manifestazioni in questo caso riguarderanno la condanna al crescente consumo di energia elettrica dei server e la collaborazione di Aws con varie aziende di combustibili fossili.
La posizione di Amazon
Amazon si è detta contraria alla campagna Make Amazon Pay, in quanto l’azienda “
ha creato milioni di buoni posti di lavoro e ha contribuito a creare e sostenere centinaia di migliaia di piccole imprese in tutto il mondo. Offriamo retribuzioni e benefit competitivi ai nostri dipendenti, con eccellenti opportunità di carriera e garantiamo a tutti un ambiente di lavoro moderno, sicuro e inclusivo. Continuiamo a investire nei Paesi e nelle comunità in cui operiamo e siamo orgogliosi di essere l’azienda che acquista più energia rinnovabile al mondo. Questo fa parte del nostro obiettivo di raggiungere un livello di emissioni nette di CO2 pari a zero entro il 2040, con miliardi già investiti nella riduzione degli imballaggi, nell’energia pulita e nei veicoli elettrici”. Ma non solo. Amazon, ricorda, “ha investito in Italia 16,9 miliardi di euro e ha creato 18mila posti di lavoro a tempo indeterminato in oltre 60 siti in Italia. Rivediamo regolarmente le retribuzioni attraverso un processo ben consolidato”.