Henry Ford II, figlio del fondatore del colosso di Detroit che porta il suo nome, prova ad acquistare la Ferrari. Il Cavallino Rampante vince e domina sulle più prestigiose piste del mondo, ma resta una piccola realtà che un gigante come quello americano desidera annoverare tra le proprie risorse per aumentare prestigio e fama, come si fa con un pezzo d’argenteria pregiata da esibire nelle occasioni migliori. Gli anni Sessanta del secolo scorso scorrono veloci come le auto di Le Mans, il teatro principale delle battaglie agonistiche tra le vetture degli States e quelle italiane.
Ed è in questo periodo che Ford vuole ardentemente mettere le mani su quell’azienda che veste le sue auto di rosso. E ci va vicino, perché la trattativa con il Commendatore Enzo Ferrari riga dritto quasi fino al matrimonio, che salterà bruscamente quando i due sono in prossimità dell’altare. Il Drake rispedisce la proposta degli Yankee al mittente, in malo modo. Ford cerca vendetta e insieme al fidato manager Lee Iacocca, studia l’auto per battere il Cavallino in pista. Dopo una genesi complessa nasce la GT40, l’anti Ferrari.
Gli inizi complicati
Ford brucia dalla voglia di dimostrare a Enzo Ferrari che lui può vincere ogni domenica, anche senza le sue auto. La Ford GT40 nasce sotto questa spinta emotiva. I prototipi della nuova supercar sono affidati alla Lola di Eric Broadley, mentre il nome 40 discende dalla misura, in pollici, che intercorre tra il suolo e il parabrezza. Sotto al leggero cofano, l’americana mostra un gagliardo motore V8 4,2 litri derivato dalla serie, che romba e saetta come un temporale estivo.
Sembra nata una stella, invece, le prime uscite sono un disastro. La vettura viene portata alla 1000 Km del Nurburgring e alla 24 Ore di Le Mans 1964, ma raccoglie soltanto delle figuracce. L’onta della vergogna è ormai a un passo dalla soglia di casa Ford, quando all’improvviso entra in gioco Carroll Shelby, il vero salvatore della patria. Quando il progetto viene affidato a quest’uomo, già autore del miracolo AC Cobra, la musica cambia drasticamente. La sgangherata orchestra di prima, diventa improvvisamente un affiatato gruppo jazz.
Il propulsore viene sottoposto a una cura rafforzante, che porta la cilindrata fino a 4,7 litri e anche la cavalleria aumenta. Dopo centinaia di ore passate insieme al pilota e collaudatore Ken Miles, oltre al più famoso Bruce McLaren, la Ford GT40 cambia volto per trasformarsi in una belva molto cattiva.
Una raccolta di successi
La GT40 suona la carica e arriva la riscossa. La supercar di Ford si impone a Daytona 1965 con la coppia Miles-Ruby, mentre l’anno seguente vince anche a Indianapolis, Sebring e ancora Daytona. Manca l’ultimo tassello: battere le Ferrari a Le Mans, la vetrina più importante. L’auto intanto è stata pompata fino a raggiunge i 7 litri di cilindrata, al pari dell’aerodinamica che diventa più ricercata e sofisticata. Per la campagna di Francia, Ford ha un piano che funziona alla perfezione, infatti sotto al traguardo della 24 Ore di Le Mans festeggiano i due equipaggi di casa composti da McLaren-Amon e Miles-Hulme.
Deflagra l’entusiasmo di Henry Ford, che finalmente riesce a dare una lezione all’insolente Ferrari. Il 1966 resta l’anno da incorniciare per la GT40 che ottiene ciò che gli era stato richiesto fin dal principio. Si sa che l’appetito vien mangiando, infatti Henry Ford II promette di confermarsi sul gradino più alto del podio anche nella stagione successiva, così apre il salvadanaio e innesta dei profumatissimi dollari nel suo reparto corse. Nasce il protitpo J-Car, che toglierà luce e spazio all’anti Ferrari.
La Ford GT40 si congeda con onore
Sembra una breve e intensa storia d’amore, ma all’improvviso la Ford GT40 torna in auge grazie a un repentino cambio di regolamento nel Mondiale marche. Il costruttore di Detroit vince l’edizione 1968 e conquista per due edizioni di fila la mitica 24 Ore di Le Mans. Epica l’impresa di Jacky Ickx nel 1969, quando dall’ultima posizione trionfa in volata contro la Porsche 908 di Herrmann. Sono anni ruggenti, nei quali la GT40 si impone come regina indiscussa dell’endurance.
Dopo un meritato commiato la GT40, figlia di un’insana voglia di rivincita, si congeda con una bacheca straripante di coppe e medaglie. Nessun’altra americana sarà come lei, nessuna si avvicinerà al livello mostrato dalla rombante creatura a quattro ruote anti Cavallino Rampante.