Dopo l’intervento del sindaco in Consiglio comunale a parlare tra gli uomini della segretaria è solo un laconico Pierfrancesco Majorino: “Bel discorso, bene”. Il Nazareno tace
Silenzio assenso. Il sostegno del Partito Democratico a Beppe Sala è laconico. Lo si intuisce per sottrazione. Se leghisti di peso come il governatore lombardo Attilio Fontana e quello del Friuli Massimiliano Fedriga, dopo l’inchiesta sull’urbanistica a Milano, danno, a colpi di dichiarazioni, il loro appoggio al sindaco di Milano – “Un’indagine basata su una teoria”, “Non si usino indagini come clava politica” –, nel Pd, soprattutto quello più vicino a Elly Schlein, nel giorno in cui Sala rivendica davanti al Consiglio comunale di avere “le mani pulite”, prevalgono le omissioni. Sostegno sì, ma tacito. Al massimo borbottato.
Tra chi è vicino alla segretaria, a parlare è solo Pierfrancesco Majorino, il già candidato governatore in Lombardia che qualcuno nella sinistra dem immagina ora come il nome giusto per il dopo Sala. Lo fa con una brevità che comunque serve a mostrare, almeno a parole, il sostegno del partito al primo cittadino: “Un bel discorso. Bene”, dice. Quindi? “C’era bisogno di dare un segnale di cambiamento, c’è stato”. Majorino lo intravede nelle parole del sindaco sul caro affitto, sullo sviluppo “che non può lasciare indietro nessuno” e sugli “spazi pubblici” che devono essere messi al centro quando ci sono progetti urbanistici importanti. E poco importa che il discorso di Sala al Consiglio comunale sia in realtà servito soprattutto a rivendicare con forza un modello, quello milanese, che ha fatto della collaborazione pubblico-privato il suo vero punto di forza. Sul punto non tutti nel Pd riescono a mostrare lo stesso orgoglio.
Nella sinistra i mugugni non mancano affatto, ma per adesso restano taciuti. A parlare, sparuti, sono solo i capi della componente riformista. Lo fa il coordinatore della minoranza dem Alessandro Alfieri: “Noi siamo convinti che Sala abbia lavorato bene e che Milano sia cresciuta molto. E quando cresci molto, hai anche problemi da governare”. E lo fa anche l’ex ministro Lorenzo Guerini: “Beppe deve continuare con il sostegno della maggioranza”. Per il resto, il sostegno al sindaco rimane una questione di parole non dette. Elly Schlein, che con 48 ore di ritardo dalla notizia dell’inchiesta, lo scorso venerdì aveva comunque fatto pervenire la sua solidarietà al sindaco, ribadendo la necessità di segnali di “innovazione e cambiamento”, ieri ha preferito rimanere in silenzio, seguita a ruota da quasi tutto il partito.
A tracciare l’accordo tra la volontà del sindaco di tirare dritto con lo sviluppo della città e quella del partito di Schlein di mostrare “una discontinuità”, d’altronde, è stato l’incontro di domenica tra Sala e i segretari cittadino e regionale del Pd, Alessandro Capelli e Silvia Roggiani, e la capogruppo in Consiglio comunale Beatrice Uguccioni. La base erano le dimissioni (che ci sono state) dell’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi. Ma anche vari progetti urbanistici da stralciare. A partire dalla riqualificazione di piazzale Loreto. Ma è in particolare il progetto per San Siro, con la cessione dello stadio a Milan e Inter, un’operazione già messa nel mirino dalla procura e considerata pericolosa anche dal cerchio magico della segretaria, che ha avuto la massima mediazione. Sala avrebbe voluto tirare dritto. Andare avanti subito, senza infingimenti e senza paura. Ieri, invece, ha confermato anche lui: se ne riparlerà a settembre. “C’è da approfondire per bene”, dice Majorino, lasciando intuire come a un pezzo del partito la faccenda non piaccia affatto. Ieri Sala prometteva di andare avanti solo “se siete con me”. Ma quanto il Pd resterà davvero al suo fianco?