Le accuse della procura di Milano contro il sindaco e pezzi della sua amministrazione sono il trionfo della supposizione
Se prima era solo un’impressione, ora è una certezza: la nuova maxi indagine della procura di Milano sull’urbanistica, che è arrivata a coinvolgere anche il sindaco Beppe Sala (che ha scoperto di essere indagato da un quotidiano), è il trionfo della supposizione, delle ipotesi di reato fondate sulla dietrologia inquisitoria. Ma non solo. E’ anche il manifesto definitivo della volontà di una certa magistratura, in questo caso la procura di Milano, di affermare il suo dominio istituzionale e ideologico. E’ emblematica in questo senso la contestazione rivolta dai pm milanesi a Sala di aver confermato a dicembre Giuseppe Marinoni come membro della Commissione comunale per il paesaggio, nonostante un mese prima questi fosse stato iscritto nel registro degli indagati dai pm stessi: come ha osato Sala? Non sa che nell’Italia trasformata in repubblica delle procure l’avviso di garanzia corrisponde a una condanna definitiva, a cui il politico deve piegarsi?
La contestazione rivolta dai pm milanesi a Sala di aver sostanzialmente ignorato quell’avviso di garanzia nei confronti di Marinoni è contenuta in una breve nota della richiesta di misure cautelari avanzata dai magistrati nei confronti di sei dei ventuno indagati complessivi del nuovo filone di inchiesta. Il 22 dicembre 2024 Sala aveva deciso di nominare Marinoni come membro della Commissione (di cui era stato presidente) anche per il quadriennio 2025-2029 (la Commissione si è poi sciolta a inizio maggio in seguito a una nuova ondata di accuse da parte dei pm). Tuttavia, evidenziano i pm, “il 7.11.2024 Marinoni aveva ricevuto l’avviso di garanzia dalla procura di Milano, nell’ambito del presente procedimento per condotte legate al conflitto di interessi nell’esercizio delle funzioni dì presidente della Commissione per il paesaggio”. Insomma, gli inquirenti sembrano bacchettare il sindaco Sala per non aver tenuto conto di quell’avviso di garanzia, come se un politico dovesse interpretare le indagini come delle condanne definitive, prendere per oro colato le accuse dei pm e obbedire a questi ultimi in ogni sua decisione. Sala non lo ha fatto, anche se la nuova Commissione per il paesaggio ha poi avuto vita breve sempre a causa di un nuovo filone di indagine della procura.
A parte la manifestazione di volontà di dominio, già di per sé inquietante, a colpire è l’assoluta inconsistenza penale delle accuse rivolte dalla procura di Milano al sindaco Sala. Anche in questo caso, come in quello riguardante Marinoni e l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, la “speranza” è che i pm abbiano tra le mani qualcosa di più di quanto emerso. La prima ipotesi di reato contestata a Sala è di “false dichiarazioni su qualità proprie o di altre persone”, proprio per aver confermato Marinoni come componente della Commissione paesaggio, nonostante la sua situazione di conflitto di interessi. Per i pm, l’architetto Marinoni ha ricevuto somme per prestazioni professionali svolte dal suo studio in favore dei soggetti coinvolti nelle pratiche. Da questa situazione di potenziale conflitto di interessi, i pm deducono – non è chiaro il motivo – che Marinoni avrebbe ricevuto le somme in quanto pubblico ufficiale, e che quindi si configuri il reato di corruzione. Ciò che i pm contestano a Sala è di aver confermato Marinoni alla Commissione paesaggio “nella consapevolezza che dalla Coima” dell’imprenditore Manfredi Catella, “così come da altri imprenditori, Marinoni riceva incarichi privati che lo condizionano nelle decisioni sugli interventi di loro interesse”. Sulla base di quale elemento Sala sia stato “consapevole” del conflitto di interessi di Marinoni (peraltro tutto da dimostrare) non si sa.
La seconda ipotesi di reato contestata al sindaco di Milano è il concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità, intorno al progetto di Catella e Stefano Boeri sul grattacielo “Pirellino” (tuttora al centro di contenziosi). Dalle chat intercettate dai pm, emerge un messaggio inviato da Boeri a Sala il giorno prima che la Commissione per il paesaggio si esprimesse per la terza volta sul progetto “Pirellino” (le prime due volte la Commissione aveva espresso parere negativo): “Marinoni sta sbagliando nel chiederci variazioni che non c’entrano nelle competenze della Commissione. E non solo con noi. Se insiste rischiano rottura e ricorso Tar e Catella che va sui giornali. Ho suggerito di spostare conferimento. Scusa, ultima cosa crearti problemi ma prendilo come warning per domani. Ciao”. Sala risponde: “Mi dicono che non è solo il presidente. Ovviamente so quello che mi riferiscono. E devo fidarmi del giudizio di Giancarlo (l’assessore Tancredi, ndr). Domani mattina comunque rivedo con calma”.
Il giorno successivo la Commissione paesaggio esprime parere favorevole condizionato al progetto di Boeri. Questa sequenza dei fatti dimostrerebbe per i pm che la Commissione avrebbe subìto “pressioni indebite di Boeri, di Catella e di Tancredi”, ma anche “quelle mediate di Sala”, e che alla fine “Marinoni avrebbe indotto la Commissione a esprimere il parere favorevole”. Anche in questo caso i pm non indicano alcun elemento a sostegno dell’accusa. Solo supposizioni fantasiose dal taglio inquisitorio.